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Category: POTENZE CULTURALI
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LE SOCIETÀ FETICISTICHE

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COS’È IL SIMBOLICO?

Questa premessa è importante per entrare nell'argomento; comprendere i meccanismi attraverso cui l'agire umano legge il mondo e capire per mezzo di quali stereotipi linguistici l'uomo diventa “animale sociale” è primario per ogni comprensione della società.

Nella vulgata classica si parla di natura e spirito, di materialismo e oggettivismo, di natura e cultura, come due mondi antagonisti e inconciliabili.

In realtà queste divisioni sono totalmente errate perché è proprio il linguaggio la fonte della cultura, ed essendo naturale perché è sociale, ci riconcilia con la natura.

L'uomo, “animale sociale”, è tale per via della parola e quindi per l'ordine simbolico che c'è dietro. Questo sistema simbolico è composto da stereotipi, schemi comuni e condivisi (detti anchemetaframe e frame, in base ai livelli in cui gli schemi risiedono) che permettono di interpretare le singole esperienze pratiche, forniscono sistemi orientativi, espressivi ed affettivi. Essi forniscono all'uomo tutte le strutture collettive (metaframe) e personali (frame), che coinvolgono e coincidono con tutte le sfere relazionali sia sociali che personali (economica, politica, culturale, artistica, affettiva ecc).

Quest'ordine simbolico è organizzato in modo diverso nelle varie epoche; sono “stereotipi” dinamici, vivi, che si contaminano e si differenziano lungo tutto il corso della storia delle relazioni umane.

Se ne deduce che l'insieme omogeneo di strutture simboliche che si è succeduto finora ha avuto il ruolo di assicurare a una data classe dominante la giustificazione della sua presenza, ha giustificato la gerarchia e il dominio.

Come tale il simbolico non è un suppellettile, una sovrastruttura, ma incide sul comportamento delle persone, obbliga e posiziona il pensare di ciascuno in conformità del posto che occupa nella gerarchia, ne determina le aspettative sociali.

Da parte della sinistra, quindi da parte della sinistra, aspirare a collocarsi in cima alla piramide (potere politico) lasciando intatto l'ordine simbolico sottostante vuol dire solo non cambiare nulla e mettersi alla testa della riproduzione del medesimo ordine sociale.

La struttura dell'ordine simbolico, del linguaggio, è molto complessa: discorso, e metadiscorso, ecc. rendono il linguaggio molto complesso e articolato. Ma qui interessano alcune strutture linguistiche che sono diventate a loro volta fabbriche linguistiche vere e proprie, che si sono “istituzionalizzate”, facenti parte fondamentale del sistema di dominio. I feticci.

I feticci si collocano tra quella che generalmente si definisce “natura” e “logos” (rispettivamente: prima natura, e seconda natura). I feticci analiticamente appartengono alla “terza natura”.

Sono oggetti creati dall'uomo (sociale) che diventano progressivamente altro da sé e acquistano nel tempo un'esistenza propria; essi possono essere materiali o intellettuali.

I feticci (insieme al linguaggio) hanno la loro genesi storica, un loro sviluppo, proprie forme riproduttive e annichilimento.

Un dato certo è che i feticci sulla Terra si dispongono sempre al centro di ogni formazione economico-sociale e costituiscono le basi del suo tessuto connettivo, la struttura, il collante sociale e riproduttivo.

Lo studio dei feticci è anche la chiave fondamentale per comprendere tutte le società!

 

COS’È IL FETICCIO

Il feticcio è un oggetto fisico o sociale intorno al quale si è imbastito un ampio carico di significati e narrazioni, un peso soverchiante rispetto alle proprietà dell'oggetto medesimo.

La bulimia di senso data a determinati oggetti conferisce loro proprietà “sovrumane”.

Un esempio classico è il tronco scolpito, il “totem” (ma può essere un'icona, una reliquia o un libro, ecc), che può diventare un mediatore con gli spiriti (con il “divino') e quindi acquista valore di sacralità, con una molteplicità di sensi diversi, luogo rituale per riunire la tribù, offrire doni e sacrifici, chiedere auspici, antenato fondativo della comunità, ecc. (parola del Signore, volto, con proprietà d'intercessione con il divino per ricevere indulgenze e grazie, ecc.)

In pratica qualcuno costruisce un oggetto, gli conferisce proprietà trascendentali, ma diventano tali solo se riconosciute da tutti (da una collettività dentro uno specifico ambito culturale).

Quando i feticci entrano a far parte del “senso comune” finiscono con il caratterizzarne tutta l'antropologia sociale del determinato gruppo sociale. Intorno ai “totem”, alle credenze, si formano dei nuclei di elites sociali con lo scopo primario di dare valore trascendentale e universale al "totem", insieme al conferimentodi  autorevolezza e continuità (in genere questo è un processo di istituzionalizzazione della credenza). Le elites religiose diventano autonomi rispetto ai creatori (i credenti-utenti).

Le strutture di elites usano il loro status di “mediatori” e le credenze collettive per acquisire maggiori poteri. Diventano talmente potenti (per l'autorità e la ricchezza accumulata nel frattempo) che finiscono per soverchiare i loro creatori (la collettività di credenti) e mettersi alla loro testa come dominatori.

Nella storia queste elites si chiamano teocrazie, nella modernità capitalismo.

Religione e capitalismo

Dal momento che il capitalismo è una relazione, come tale non è una “cosa”, un “oggetto sensibile” ai cinque sensi, ma un rapporto sociale. Il capitalismo non esiste in natura, non preesiste all'uomo, ma è generato dalla storia dell'uomo.

Il capitalismo, come la religione, di fatto non è altro che una macchina feticistica-religiosa.

( Nota sul metodo analitico. Per capire il funzionamento di questa macchina non si guardano gli oggetti, le singole entità “oggettive” e “sensibili, come nel vecchio realismo illuminista, ma bisogna analizzare le relazioni tra gli enti sensibili, che non sono visibiliPer questo si usa il metodo sistemico!!)

Marx e i feticci

Laddove le persone credono di avere un rapporto naturale con le cose, in realtà hanno un rapporto “artificiale”, poiché le merci (Marx parte proprio dalle merci per analizzare i feticci), in un certo senso, si “personificano, permettendo al lavoro degli uomini d'incontrarsi solo in una determinata maniera, solo sotto la parvenza di merci, alla cui forma è affidato il destino di ciascuno dei produttori.

Il feticismo delle merci da questo punto di vista è stato un'importantissima scoperta di Marx. Da cui tutto il nostro discorso deriva.

La definizione del feticismo nasce dallo studio della merce, dal valore della merce che sovrasta il valore d'uso, che si somma al valore di produzione capitalistico1 ( che nasconde lo sfruttamento reale dell'uomo).

Marx metteva tutti in guardia quando diceva che al mercato gli uomini credono di avere, tra loro, nel rapporto sociale, uno scambio di valori d'uso, in realtà hanno un rapporto “reificato", nel senso che il rapporto sociale è mediato anzitutto dalla compravendita di una merce: dove il valore d'uso del bene va sullo sfondo ed è sostituito con il valore di scambio.

Il valore piatto e quantitativo del denaro rimpiazza e soverchia il valore d'uso e l'oggetto sul mercato diventa merce senza qualità, indifferenziata, confrontabile, perché essendo ridotta a quantità, è quindi possibile scambiarla con altre merci, ogni cosa è buona se macina profitti.

Nel mercato capitalista, dunque, al valore d'uso del bene, si somma un altro “valore”, che non ha nulla di fisico, non è intrinseco alla qualità, per esempio di una borsetta2, c'è un surplus di valore che non deriva da un'aggiunta di altre qualità alla borsetta, non c'è una differenza nella fatica necessaria per produrla, ma è un valore “aggiunto” al momento dello scambio: il suo valore di scambio3, appunto.

Il valore d'uso di un bene che arriva sul mercato si trasfigura e diventa merce-feticcio. Marx constatava il parallelo che questa illusione si verifica anche con il mondo religioso, allorché “i prodotti della mente umana (ad es. gli dei) sembrano essere dotati di una propria vita. La merce, allo stesso modo, dà l'illusione di un rapporto sociale diretto tra gli uomini, così come i sacramenti danno l'illusione di un rapporto mistico, non meno diretto, tra gli uomini e la divinità.

Morfogenesi dei feticci

I nuovi feticci covano all'interno dei regimi maturi, all'inizio sono visti come aspetti secondari e marginali alla società. Sorti con lo scopo di dare nuove risposte a problemi concreti che riguardano un piccolo gruppo di persone, via via si consolidano, acquistano consenso e si strutturano, seguendo il passo della nuova classe emergente. Quando non funzionano più in maniera adattiva rispetto al preesistente, vanno in rotta di collisione. S'impongono negli “stati nascenti'4, da momenti rivoluzionari, e seguono il destino della nuova classe emergente, perché sono il nuovo portato narrativo e cognitivo della nuova classe vincente che si colloca ai vertici del sistema.

I feticci e la storia

I nuovi feticci, una volta consolidati in parallelo e di supporto alla classe emergente, si istituzionalizzano diventano il nuovo sistema di verità, di discriminazione, di valori sociali e di stabilità per il nuovo assetto di divisione sociale.

Una volta che i nuovi feticci si sono consolidati, dalla società vengono percepiti come prodotti “naturali, di cui è impensabile fare a meno perché sono immanenti agli uomini, a nessuno viene in mente di credere che invece è un sistema di potere che sovrasta i suoi creatori5.

Un esempio consistente di feticcio è la religione, essa è un prodotto sociale, frutto dell'immaginazione umana, creata da alcuni per motivi pratici, ma come essa acquista una certa dimensione importante, cerca di consolidarsi con strutture e discipline. A quel punto la religione diventa un ente alienante, nel momento in cui la religione da immaginariasi cristallizza in strutture con la creazione di “santuari” echiese”, con sacerdoti, apostoli, monaci, fedeli, e discepoli.

Ogni ente religioso assume veste di sacralità, con riti, obblighi e prescrizioni; si istituzionalizza in regole, discipline e leggi. Normalmente nei suoi atti si perde il senso originale per cui era stato creato e diventa un centro di potere autoreferenziale, automatico, che si sostiene di per sé, ogni ente si fa produttore di linguaggio specifico che si autoalimenta. I feticci una volta consolidati, omologati, sono resistenti e persistenti al cambiamento, anche quando quest’ultimo sarebbe necessario per la sopravvivenza o per il benessere della collettività che in fondo li ha creati e che li mantiene. Allo scopo, questi istituti mettono in atto dispositivi dedicati per “stabilità” a loro difesa, anche al costo di diventare antisocialie rivolgersi contro chi li ha creati.

Gli umani per motivi “concreti", per necessità reali (non sono metafisiche o speculative!), danno origine a religioni, fedi, credenze e superstizioni, e queste si cristallizzano all'interno della società creando ulteriori stratificazioni funzionali, divisione del lavoro e gerarchia.

Quindi l'alienazione e i feticci sono un rapporto sociale dove tutti sono coinvolti a renderli “accettabili”,credibili” e “veri, padroni, servi, capitalisti o salariati che siano.

In questo senso Marx aveva ragione nel dire che non sono i preti che generano la religione, ma è la religione che genera i preti.

La storia è quindi soprattutto una storia dei feticci, perché è il loro contenuto che forma la sintesi sociale, informa gli eventi, le dinamiche dei conflitti sociali. Qualunque storico con un poco di sale in zucca non può pervenire a una conoscenza coerente del passato senza una penetrazione conoscitiva dei diversi sistemi feticisti che tengono insieme una società ogni data società.

I feticci sembrano delle stigmate, una maledizione dalla quale nessuno possa svincolarsi.

Il titolo e l'epigrafe iniziale di questi tomi rappresentano bene un tentativo storico per rimettere i feticci in mano alla collettività, “omnia sunt communia” ( “tutto è comune”, appunto), è un invito a riprendersi non solo il potere del lavoro ma anche quello che nel caso di T. Münzen era la religione, nel nostro caso il sistema dei feticci capitalisti.

(Non a caso i contadini di Münzen si trovarono di traverso Lutero che aizzò i principi contro i contadini per riprendersi non solo il lavoro altrui, ma anche il primato interpretativo della religione sede dell'immaginario dell'epoca -e quindi delle verità religiose nel rapporto tra loro e lo sfruttamento.).

 

FETICCI ED ECONOMIA

L'astrazione è un fatto cognitivo, mentale, Marx afferma che nel processo di produzione capitalista si faceva uso di una forma differente di astrazione: “astrazione reale” o “pratica” che nello scambio le persone mettono in atto senza nemmeno rendersene conto; fa parte della consuetudine, del senso comune, ma così naturale non lo è affatto.

Nel capitalismo la parte riproduttiva dei feticci diventa “industriale”. Passa dalle persone fisiche a un sistema impersonale. Non c'è più un “capo religioso” dinastico, ma ruoli sociali rivestiti di volta in volta da persone diverse che funzionano in base al ruolo.

È il tempo, come dice Marx, delle “maschere” di funzioni dentro un sistema automatico. Il singolo capitalista, il singolo banchiere, come il dipendente statale o l'operaio. ecc., veste ruoli relativamente intercambiabili perché ciascuno è dentro il feticismo capitalista, la macchina del capitalismo; ognuno è contaminato dai suoi feticci e li riproduce in ogni ruolo che potrebbe rivestire (negli USA è normale che uno da salariato diventi capitalista e viceversa, o un professore che perde la cattedra vada a fare il camionista).

Questo metodo feticista senza un “corpo del Re” funziona perché abbiamo una società economica, dove la grammatica è la metafora della moneta (solo quantitativa, senza qualità, frazionabile e smaterializzabile) e come tale permette un'accumulazione senza fine senza distinzione di ceto, di discendenza o di sangue (senza un corpo). Meccanismi impensabili in altre società.

La moneta moderna simbolo di ricchezza e potenza, senza eguali nella storia, fa dell'economia un sistema “democratico, che permette virtualmente a tutti, saggi o ignoranti, onesti o lestofanti, lavoratori o sfaccendati, nobili o religiosi, di essere potenti, di dominare. È avere o meno tanta moneta che segna il successo o il fallimento sociale, l'ethos economico è il nucleo centrale della modernità.

Ma per darsi questa “mobilità, possibilità per tutti (almeno virtualmente) di diventare potente, occorre il mercato, e fuori del mercato, un'entità riconosciuta che impedisca al meccanismo del mercato di incepparsi o strabordare.

Questo è il compito dello Stato (altro feticcio leviatano) che garantisce l'ordinamento del mercato; il lavoro deve presentarsi come merce sul mercato e il capitalista non può infrangere le leggi di mercato (in linea di massima, perché spesso le aggira), la moneta resa (stampabile a piacere sulla fiducia) dev'essere accettata come strumento di scambio.

La moneta il feticcio preistorico

La moneta di per sé non è nulla, al massimo una memoria di un pegno. Si basa solo sulla fiducia, nella modernità, essa è collocata in un tempo-spazio senza qualità (spazio newtoniano), astratto, unidirezionale (e naturalmente frazionabile o sommabile all'infinito). La moneta in questo spazio-tempo moderno è diventa una merce-oggetto, valore che deve valorizzarsi lungo l'asse dello spazio-tempo newtoniano (uniforme e irreversibile). La moneta non esprime più una relazione, un lavoro, una fatica, ma un punto astratto del tutto convenzionale, fideistico.

L'astrazione che inizialmente serviva a contare oggetti qualitativamente diversi, da processo mentale, attraverso la moneta diventa un oggetto “reale” quotidiano. È la moneta astratta che ha un prezzo ma non un valore, che misura lavori che a loro volta hanno un valore ma non hanno un prezzo, perché resi astratti, dove scultori o spaccapietre, si possono equiparare sul mercato. Col tempo la moneta da semplice appendice della mente, nel suo decorso storico, è diventata prima “sterco del demonio” e poi il Leviatano della società: il Dio denaro.

Il medesimo illuminismo ha liberato gli umani dalla superstizione e dalla natura matrigna per consegnarli alla nuova religione impersonale: il Dio denaro.

Il nuovo spazio-tempo “scientifico” dell'età dei lumi è riplasmato sulla moneta, è un mondo di quantità senza qualità. È il nuovo mondo che chiamiamo capitalismo, una religione impersonale e automatica senza precedenti.

 

IL DESTINO DEI FETICCI

Come abbiamo già detto e dimostrato ogni società ha nel suo cuore un particolare sistema di credenze-feticci (sistema simbolico articolato) che regola e raccorda, gerarchizza e fa funzionare la società.

I feticci sono per la società degli umani un sistema articolato di credenze reificate, che sono tanto più numerose quanto la società è complessa. E come tali sono diventati fabbriche linguistiche di potere. L'insieme di essi forma la sintesi sociale che tiene insieme una società; sono la terza natura dell'universo simbolico!

Artifici “robotici” da cui agli umani piace affidare il proprio governo.

Il nuovo rapporto sociale che chiamiamo capitalismo ha sovvertito i precedenti dispositivi di credenze e ne ha create di nuove. Alla conclusione della sua lunga marcia nel feudalesimo, per affrancarsi dal precedente sistema di credenze religiose, il sistema capitalista ha prodotto altri feticci, più numerosi, potenti, retti da un insieme che chiamiamo economia.

Comunismo e feticci

Si dà per scontato che qualunque nuova formazione sociale che sostituirà il capitalismo sarà necessariamente una nuova forma di rapporto sociale!

E la domanda conseguente da porsi è: "è possibile immaginare una società futura senza feticci, senza l’obelisco dell’alienazione al centro della società, visto il loro ruolo finora centrale per ogni società che si è susseguita nella storia?".

A cascata ne vengono le domande: "i feticci sono necessari, se ne potrà fare a meno? Si riesce ad immaginare che sia possibile superare tutte le varie forme di feticismo sociale? È pensabile una società post-capitalista come la prima società non-feticista nella storia?

Nel caso di disposta negativa, vuol dire che non si può farne a meno6 perché il feticismo è indispensabile alla vostra tenuta sociale, allora bisognerà affrontare la materia diversamente.

In questo caso bisogna pensare ad tipo diverso di feticcio, a un "feticismo senza opacità”7 - un feticismo consapevole, aperto, cognitivo, come empowerment, (potenziamento) sociale, che si autoestingua nel tempo e che sia il meno mutilante, meno oppressivo, impersonale e occulto.

È azzardato pensare a una società in cui il controllo collettivo comprenda non solo le forze produttive materiali, ma anche delle forze produttive reificate, “immateriali” come i feticci e i sistemi simbolici?

Il presupposto fondamentale per la gestione consapevole, sociale, delle dinamiche dei feticci è il superamento della divisione del lavoro intellettuale-manuale, ossia serve un salto antropologico.

Al mondo di rivoluzioni ce ne sono state realizzatetante, ma ora si tratta di mettere in cantiere un'evoluzione antropologica che conduca all'effettiva emancipazione sociale che passa necessariamente dalla soluzione dei feticci, sia subiti che in itinere.


1 Il feticismo nella teoria di Marx, il fenomeno tipico dell'economia monetaria, e di quella capitalistica in particolare, per cui le merci non rappresenterebbero semplici oggetti fisici ma rispecchierebbero rapporti sociali e situazioni antropologiche, mentre i rapporti tra gli uomini si rappresenterebbero rovesciati, come rapporti sociali tra cose.

2 Il valore d'uso di una borsa è per esempio la sua dimensione, il numero di tasche, la leggerezza, la robustezza, cosa può contenere, la qualità del materiale ecc, ecc.

3 Per esempio più calzante, un'auto usata può avere un valore d'uso ottimo, ti porta dove vuoi senza problemi, ma ha un valore di mercato pari al valore delle sue ruote nuove o anche meno.

4 F. Alberoni.

5 Un qualunque movimento rivoluzionario vincente nel suo percorso, per dare prolungamento e continuità alla sua azione, ai suoi valori, è costretto a darsi una forma, una struttura, a costruire strutture di relazioni di potere. E diventare a un certo punto progetto concreto e storico, prodotto dallo scontro con le forze concrete e storiche presenti e a diventare in tal modo esso stesso istituzione. Con l'istituzionalizzazione, il movimento rivoluzionario (o “Stato Nascente” di Francesco Alberoni) si pietrifica, nella necessità di conservare e consolidare il risultato raggiunto. Costruisce gerarchie e ordini di potere che via via da elementi rivoluzionari diventano elementi di conservazione e mantenimento dei nuovi poteri costituiti. Ma facendo così uccide la stessa forza creatrice lo “Stato Nascente” che lo ha generato. ( F. Alberoni Movimenti e istituzioni. ).

6 Theodor Adorno risolve questo problema in “Theorie esthetique (Klincksieck, 1974), dove vede il feticcio come mediazione sociale inevitabile.

7 Questo è lo scopo di Gérard Briche, nel suo articolo La questione del feticismo e il pensiero di Michel Henry: “Infatti, se guardiamo le opere d'arte, comportamento religioso, principi etici, lo Stato di diritto, ecc. (Tutto quello che Hegel chiama la “seconda Natura'), non come una sovrastruttura ideologica che domina gli uomini nella loro effettiva esistenza, ma come delle forme feticcizzate e necessariamente feticiste, l'unica emancipazione che possiamo considerare è quello di riuscire a passare dal feticismo delle merci, a un feticismo nuovo. Ipotesi scandalosa, che potrebbe avere una analogia con la “seconda Natura” hegeliana, costitutiva di ciò che rende umano l'uomo. Se questa “seconda Natura” è quello che ci toglie dalla vita animale, si potrebbe immaginare una terza Natura che sarebbe il radicamento di una vita in cui le rappresentazioni sono dimostrate come estranee e ostili. Quale sarebbe, in qualche modo, il feticismo senza opacità'“ (in “Cahiers philosophiques de Strasbourg”, No. 30, 2012).