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Category: POTENZE CULTURALI
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FOLLA, MASSA, SCIAME E DOMINIO

“… Abbiamo una conoscenza del cuore umano molto imperfetta se non lo esaminiamo anche nelle folle.” (JJ Rousseau)

" Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo " (Johann W. von Goethe).

Nel fine 800 nelle grandi città ci furono diversi fermenti e fenomeni di massa che spaventò la borghesia e i proprietari terrieri si ricoprono uno studio al fine di controllare il fenomeno. I precursori furono Hippolyte Taine, Gustave Le Bon e Gabriel Tarde in Francia e Scipio Sighele in Italia.

Per Le Bon “L'individuo immerso nella folla subisce una radicale trasformazione, la sua personalità cosciente si annulla ed emerge in lui gli elementi più primitivi e irrazionali. Spinto dalla folla, egli compie azioni che non compirebbe mai da solo, perché questo sentimento collettivo orienta i sentimenti ei pensieri di tutti nella medesima direzione, producendo una differenza delle capacità intellettuali dei singoli individui e un aumento dell'impulsività, della volubilità e della violenza . Tutto ciò che è favorito dal fatto che la situazione di folla, essendo necessaria anonima, garantita all'impunità. ”
Questa trasformazione avviene sulla base di tre meccanismi fondamentali. Innanzitutto l'essere immerso in una folla si sente invincibile, si comporta all'unisono con gli altri da cui viene contagiato, si sente "invincibile". Intervengono i sentimenti si trasmettono da un individuo diverso “per contagio”, esattamente come accade per le malattie infettive. Ognuno è (auto) suggestionato e vive una fase catartica.
Per Le Bon la folla (ricerca non intuitiva in capo, un trascinatore ( meneur des foules)). Questa persona può essere in grado di controllare, non solo sulla base del prestigio personale, ma anche attraverso un sapiente uso delle parole. Nondimeno, esse sono influenzate da frasi semplici ma di grande effetto, da slogan, da idee-immagini che suscitano forti sentimenti. È quindi necessario che il gene utilizzi un tipo di linguaggio molto elementare e colorito per lontano integra alla folla il suo messaggio e per ottenere da essa il consenso che egli desidera ( http://www.treccani.it/enciclopedia/folla_%28Enciclopedia- delle-scienze-sociali% 29 / )

La folla

Con il termine "folla" si intende un "insieme" di numerose persone (non è un gruppo) descritto dalla loro semplice vicinanza fisica, la quale agisce, in presenza di particolari stimoli con gli omogenei, indotti da processi di imitazione meccanica.

Nella folla non ci sono rapporti gerarchici, regole prefissate, rapporti di scopo reciproci o istituzionalizzati. Per esempio possiamo essere gli spettatori in un concerto, davanti a una sala cinematografica, i viaggiatori in attesa di un treno ecc.

"Assembramenti di individui in interazione non focalizzata" (Erving Goffman). Nella “folla” le persone sono estranee all'una alle altre, non hanno empatia, ognuno si colloca come individuo indifferenziato. Entrare o uscire da una folla non modifica la destinazione della folla.

La folla, come la massa è informe, un aggregato numeroso di persone che agiscono come unità dove si forma un'anima collettiva sottrattiva, più stupida dei singoli componenti.

Freud dà alla folla (ma non fa distinzione con le masse) una spiegazione inconscia: negli individui dentro una folla prevalgono forze pulsionali tipiche dell’orda primordiale, solitamente regolate dal super io, ossia dall’interiorizzazione delle norme sociali. Per Freud gli individui nella folla sono agiti dal livello inconscio e dalle sue forze pulsionali non più inibite e far rivivere le forze sottostanti al complesso edipico.

Fisicamente si tratta di un gruppo omogeneo di persone che condividendo un medesimo sistema culturale (religione, lingua, etc.) e di fronte ad un medesimo stimolo rispondono allo stesso modo, seguono le emozioni, le suggestioni collettive e tendono ad uniformarsi con il proprio vicino in modo istantaneo, tali da formare un insieme omogeneo. Come per gli animali e insetti ma dentro il feticismo e l'alienazione.

Le folle umane (in genere) danno luogo a comportamenti collettivi spinti solo dalla mimesis, per imitazione, azioni che spesso si concludono azioni in modo stupido; nei casi peggiori, di fronte ad eventi straordinari (incendio, attentato, o vendita di titoli civetta in borsa, ecc.) subentrano dei comportamenti da panico”, e si dà luogo a isterie collettive al limite dell'autodistruzione.

In pratica le folle producono atteggiamenti compulsivi copiandosi a catena i comportamenti senza ragionare e senza riflettere, dando origine alle azioni più grottesche.

Ci sono le forme di isteria collettiva di breve durata ma anche di durata più consistente, ma più organizzate, per esempio nelle lotte di religione, in quelle etniche, tipo la “balcanizzazione” dei territori, dove odi e guerre reciproche fondati su aspetti razziali o di fede producono epurazioni etniche, genocidi, conflitti che si tramandano di generazione in generazione (spesso le ultime generazioni si sono dimenticati dei motivi originali del conflitto). Oppure si hanno fenomeni di affascinazione nel seguire grandi dittatori o guru che portano ad autodistruzioni e massacri di massa.

Gli sciami

StorniLa saggezza della folla si dà quando si sviluppa una intelligenza collettiva nella “folla”, per cui mettendo insieme le conoscenze di tante persone non esperte si possa arrivare ad una conoscenza condivisa, valida e superiore alle singole intelligenze.

Un esempio su tutti, Wikipedia. Questa enciclopedia fonda la sua esistenza proprio sul contributo di migliaia e migliaia di persone diverse, con l’obiettivo di formare, guarda caso, una fonte di conoscenza condivisa e collettiva. Ma parliamo anche di altri progetti, come Yahoo! Answers o i software Open Source come Mozilla Firefox e Open Office.

James Surowiecki, nel suo “La saggezza della folla“, avverte che questa teoria possa funzionare solo se sono presenti alcuni prerequisiti:

  1. ogni persona appartenente alla massa deve avere un’opinione differente

  2. le opinioni di queste persone non devono essere influenzate da quelle di altri membri della “massa”

  3. queste opinioni non devono essere pilotate da un leader o generalmente dall’alto

  4. devono poter essere aggregate per ottenere un risultato collettivo finale.

Se ne parla in un capitolo apposito, ma per creare “intelligenza collettiva” la “folla” deve poter partire da opinioni diverse, indipendenti, decentralizzate, aggregabili e condividerle.

La massa

Il termine “massa” ha avuto diversi significati nel corso delle diverse epoche storiche. I membri delle corporazioni delle arti e mestieri; poi le classi povere e infine nel 1800, Marx la identifica con la classe proletaria ancora inconsapevole della sua identità e non ancora organizzata1. Per la moderna psicologia la massa è un insieme di persone senza un ruolo nella società, incapaci di agire autonomamente.

L'intelletto individuale viene messo in letargo, si instaurano relazioni tossiche tra i singoli, la vita è un sentito dire, si spegne lo scambio empatico, affettivo, costruttivo e di confronto. Nella massa l'uomo esclude per diversi motivi, la razionalità e il senso critico e spegne ogni empatia affettiva con il prossimo. Dentro la massa tutti sono amorfi, indifferenti alla composizione di classi o di genere.

La folla, la Massa informe, è per sua natura un luogo di alienazione massima, è una cornice concettuale che genera e allude a forme di alienazione collettive.

Formazioni della Massa

Distinguiamo quindi la folla che è un comportamento labile, spontaneo, dalla massa che ha comportamenti indotti da gerarchie con tecniche apposite.

I comportamenti delle masse accorpate, strutturate, istituzionalizzate, quelle che si accostano per aggregato sono più stabili perché organizzati da altri dentro una gerarchia (una burocrazia, un reggimento militare, un corteo sindacale, religioso o dentro uno Stato), sono tutti animati dallo “spirito di corpo”, di appartenenza tribale.

L'alienazione collettiva tra massa e folla spesso non cambia. In entrambi i casi gli individui perdono la capacità critica e quindi diventano facile preda della suggestione, predisposti a credere a qualsiasi menzogna, o pubblicità, a cambiare parere seguendo la parola dell'ultimo oratore, disposti tanto a commuoversi quanto a lanciarsi con furia omicida contro un nemico vero o immaginario.

Cosa induce la servitù volontaria negli umani? Quali sono i meccanismi di identificazione collettiva con l'Uno (profeta, duce, leader o Istituzione che sia)? E ancora, è un prodotto dell'economia o usato dall'economia?

Come abbiamo detto di certo si fa largo uso di feticci.

Feticci usati nella pubblicità nella propaganda, nel consumo, nel debito, nell'usura, in fabbrica, nelle banche, nella diffusione dell'inflazione ecc. in politica come nella pre-politica, si assiste sempre l'accettazione volontaria da parte della Massa il dominio-fascinazione dei feticci.

Feticci che hanno regolarmente due corpi come “i due corpi del Re2 uno fisico individuale, piccino di ciascuno e uno grande, condiviso, pubblico, mistico; in qualche modo potremmo costruire analogie con il valore d'uso e il valore di scambio di Marx.

Anticamente i principali enti che generavano “masse” furono le religioni monoteiste, i condottieri, poi sono stati i militari degli eserciti di massa. Nel capitalismo, lo spettro dei manipolatori si è allargato notevolmente, dovuto prevalentemente alle nuove necessità di produzione, consumo e di controllo sociale, lo Stato, la fabbrica, i mass media, il marketing, le banche ecc..

Abbiano così che a fianco del “fedele” e del “soldato” si aggiunge “l’operaio”, “l’impiegato”, “l’utente”, “il consumatore”, “il risparmiatore”, “il suddito-debitore”, il “detenuto”, e “l’elettore”.

E i metodi di manipolazione di massa sono diventati molto più sofisticati e più efficaci del classico metodo coercitivo!

Ontologia delle masse

Vista dall'interno, per come è strutturata la società umana, dire che essa sia una prigione fa passare per pazzi. Ognuno fa ricorso agli scolastici termini “libero arbitrio”, “libertà”,democrazia”, tutti termini molto rassicuranti con lo scopo di sopire l'anima.

Ma se qualcuno si sforza di ragionare e si va al fondo di queste parole, anche arriva alla conclusione che “libertà” e “democrazia”, non significano granché; tuttavia l'uso reiterato di questi termini da parte dell'establishment (media, politica e settori economico-finanziari, i veri burattinai che hanno lo scopo di far credere che le illusioni siano cose vere), fanno pensare di non essere in gabbia.

Il motivo di tale comportamento lo dice il famoso aforisma “se un'aquila, che potrebbe tranquillamente volare libera nei cieli, cresce con la convinzione di essere un pollo, rimarrà per sempre dentro il pollaio”.

Fa parte della narrazione delle nostre autorità il far credere di essere liberi mentre, magari, si uccidono o massacrano persone inermi, si producono armi sapendo che si useranno oppure si mettono alla fame fette di popolazione (come nel fascismo-nazismo più recente con il capitalismo finanziario); sono le più alte forme “di successo”, riuscite nella creazione di “polli in batteria”.

La sinistra, il Leader e le masse

Il meccanismo del rapporto leader-masse è parte dell'immaginario della sinistra fin dalla sua epoca mitologica

Già dai manuali del partito con la disciplina si sottendeva una una struttura di partito gerarchica in stile matriosca. È il modello iconostasi “cristiana-bizzantina”3, ovvero una tenda composta da icone disposte in modo gerarchico, che separa la società tra chi siede nel “naos”, riservato e nascosto per pochi puri e chi nel presbiterio, “officia” ovvero la massa, il pubblico.

È una metafora del mondo tra chi ha accesso alla parte sapienziale e intellegibile e chi solo a quella sensibile, apparente. È una struttura di divisione sociale a cui si appoggiano tutti, non solo la Chiesa, ma i capitalisti, i fascisti e i cattivi marxisti. Avanguardie-massa, partito-massa, partito a guida degli intellettuali organici ecc. ecc. sono i tormentoni del perfetto marxista-leninista. Si presenta(va)no come liberatori, al dunque hanno solo coltivato il proposito di orientare le masse (supposte ignoranti e incapaci di autonomia) verso lo status di autoritarismo “giusto”, che questa volta opera “a fin di bene.

Per tutto il 900 i marxisti-leninisti allo scopo di liberare le “masse” dal giogo capitalista, organizzano un’ élite di umani “alternativi”, strutturati dentro una gerarchia (partito) con a capo un leader massimo (l”Uno”), che da buon “pastore” guida il gregge (le masse) verso il “paradiso” strutturato come una gerarchia di “illuminati” più potente ma questa volta buona4

Come se l'espressione della stupidità collettiva fosse nel DNA, o quasi una condizione connaturata, e l'alienazione esistenziale un effetto collaterale. La stupidità umana come un noumeno kantiano: una condizione a prescindere dell'uomo-massa.

Questi pessimisti umani danno per scontato il comportamento gregario e stupido delle masse, non ritengono che questo sia un comportamento “acquisito”, dovuto alla secolare divisione del lavoro, alla relazione gerarchica, alla chiesa e alla scuola.

In una società alienata sicuramente è vero che che con una piccola pattuglia di élites bene organizzata si può prendere il sopravvento su una massa amorfa e acefala anche se molto più grande. Ma avere un padrone “buono” “che guida le masse” è lo scopo del comunardo?

 MASSA, LEADER, MESSIA

Le masse alienate sono piegate sul proprio inconscio individuale, sono mosse da pulsioni e non fanno uso della ragione e della conoscenza, e per questo diventano dipendenti da chi ritengono abbia questi requisiti sapienziali: il capobranco, il leader, il messia.

I leaders creano ansia e incertezza per poi mostrarsi come unica soluzione. E si impongono come guida per la terra promessa.

Si chiama sistema di manipolazione di massa.

La massa in quanto tale è un gregge che non può fare a meno di un padrone. Le masse vedono nel “capo” un oggetto d'amore che si prende a cuore il loro benessere. Questo è il meccanismo!

Manipolazioni perverse che creano masse alienate attraverso il mantenere continuamente le masse su stati emotivi con informazioni parziali e controllate, in modo che non siano mai consapevoli delle relazioni reali. Le masse sono tenute all'oscuro e incapaci di leggere le relazioni tra i fatti, di interpretare gli accadimenti nel mondo in cui vivono.

In genere la Massa ha accesso solo a finestre parziali dei fatti e notizie le cui presentazione è in genere ad alto contenuto emotivo, sono sempre realtà angoscianti, allarmanti, narrate in modo tale da creare insicurezze e paure in chi le ascolta. Le notizie sui giornali o in TV hanno sempre titoli angoscianti e senza spiegazioni, i contenuti sono presentati in forme emozionali, commoventi, senza connessioni logiche e causali, tali da condurre chi le ascolta solo alla rassegnazione, all'angoscia se non alla disperazione. Fatti banali (es. la casa del grand fratello) attraverso manipolazioni emotive create ad arte riescono a tenere incollata l'attenzione delle masse sulle (non) notizie.

Il mondo dei media è un grande palcoscenico dove si proietta un’eterna commedia drammatica al fine di tenere le masse incollate alla TV sedute in poltrona, non ha importanza se sia una comunicazione su un fatto eccezionale o uno inventato, il ritmo narrativo è quello che conta (vedi Master Chef).

Che si parli di eventi o di politica, la massa è tenuta impotente, incapace di per sé a far fronte e a risolvere situazioni apparentemente complesse. La massa tenuta costantemente sulle aspettative emotive, in politica o in economia è pronta ad accogliere ogni Messia che si presenta purché questi abbia le giuste tecniche con cui imporsi. In genere è uno baciato dalla fortuna perché emissario del “giusto Dio” dal quale dice di essere l'inviato.

Il mondo è (sempre) presentato nel caos, il popolo “disperato”, e dal cilindro esce un Mosè, l'unto dal signore che porta le masse verso la salvezza. D’incanto le nubi si diradano, esce fuori il sole, le masse sono tranquille.

(Il medesimo schema è usato nella pubblicità, spesso rivolta a donne, massaie disperate, la massa angosciata e ipocondriaca è meglio predisposta ad acquistare le pozioni miracolose che leniscono tutto.). Questo è quanto dicono i teorici del controllo delle masse, ma non solo..!

Massa e Leader un rapporto perverso

L'avvento del Messia non è mai spontaneo e casuale, ma viene imposto alle masse, creandone le aspettative giuste da parte di promotori che in genere sono dei grandi portatori d'interesse che stanno sempre nell'ombra.

Tra Massa e leader c'è sempre un cortocircuito feticistico irrazionale, le masse entrano in un rapporto estatico, d'innamoramento verso il Leader; subentra un rapporto tele-erotico, una simbiosi identificativa (è più marcato ed esplicito quello tra i fans e una star, più sotteso nel caso di leader politico).

In politica (come in religione) il leader visto dalle masse come un Dio taumaturgo che guarisce e risolve tutto, un personaggio idealizzato con cui si hanno solo rapporti emotivi; le masse che lo seguono lo trovano bello” a prescindere, e induce intensi rapporti libidici. Queste masse soporizzate sanno tutto del loro leader, dal colore delle mutande agli amorini che aveva a 5 anni, ma -nel caso di Leader politico-, non sanno niente di come egli voglia risolvere le contraddizioni del paese, ad esempio la disoccupazione, o risollevare il dramma del Sud Italia o come porre fine all'inquinamento energetico.

Perché il Mosè-leader, non risolve i problemi sociali, ma dà l'impressione di risolverli e, se non riesce, non è mai colpa sua.

Di sicuro il leader risolve gli interessi delle lobbies che lo hanno sostenuto e finanziato nella sua carriera.

La storia insegna che i leader-messia sono bravi a intercettare le aspettative delle masse ma le soluzioni che propongono sono sempre e (necessariamente?) immancabilmente illusorie.

I messia fanno regolarmente la fine del loro capostipite, il Mosè biblico, uno “spacciatore di eroina” che vendeva terre promesse che non esistevano; condusse le masse a girovagare nel deserto per molti anni. Per poi dare la colpa ai capri espiatori dei suoi insuccessi.

Per le masse, l'attraversamento del deserto fu un inferno5 .

Il futuro grande e radioso, “La terra promessa”, che doveva accogliere tutti a braccia aperte non solo non c’era, ma non esisteva neppure una precedente età dell'oro da ripristinare.

In una comunità c'è sempre qualcuno che vede prima o vede più lontano e non si può negare la sua importante funzione riflessiva propositrice e di innovatore, un “condottiero” che coinvolge in un processo emancipatore con l'esempio non con le chiacchiere. In questo caso sarebbe più utile parlare di “agevolatore”, di servente dentro un gruppo empatico e strutturato, non in un rapporto uno a molti, solo allora il rapporto dinamico tra sensibilità diverse può funzionare senza produrre alienazione!

Il governo delle masse nella modernità

Nella modernità, con la nascita degli Stati-Nazione, le persone sono “libere”, svincolate dalla religione e dagli Ordini che in precedenza li tenevano insieme, ed eleggono i propri governanti con le elezioni.

Con la democrazia, la nuova classe dominante ha gli stessi problemi di quella precedente, il governo delle masse composte da neo cittadini affrancati dai lacci dell'Ancien Regime.

Gli interessi dominati per promuovere i propri interessi devono fare uso della politica. La Politica dal suo sorgere ha avuto la necessità del consenso. E così che il concetto di “propaganda” è diventto strategico; chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo può costituire un potere capace di dirigere Stati-Nazioni:

Coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...' (..) 'La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle opinioni delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese.”(Bernays 1928 )6

Edward Bernays spiega perfettamente come con l'avvento delle nuove forme di governo basate sulle libertà individuali e democrazie rappresentative, per la classe dirigente nasce la necessità di governare, cioè manipolare dall'alto il pensiero e il comportamento delle masse. masse nella loro nuova duplice veste di fruitori di merci, ora come elettori, ora come consumatori.

Politica e industria investono miliardi per la manipolazione delle masse, con metodi raffinati grazie all'uso di esperti psicologi, sociologi, società demoscopiche, mass media. Che sia un politico o di un brand di prodotti poco cambia.

In-formare le masse

Informare deriva dain-formare”, cioè dare forma. Ossia dare forma. Il ruolo dei mezzi di comunicazione diventati non a caso “mass-media”, sono quelli in prima fila a orientare e se è il caso a limitare, l'informazione al fine di plasmare le coscienze delle persone, sono le “agenzie” principali nella determinazione dei “modi di pensare” di massa; determinano, lasciando però sempre l'illusione della libera scelta del singolo su “cosa pensare”. Determinano se lasciare o sviluppare i comportamenti istintivi e/o bloccare quelli intelligenti, far sviluppare uno schema di vita piuttosto che un altro.

I mass media sono fondamentali per la costruzione della rappresentazione illusoria quanto credibile del mondo, da cui dipende la nostra idea di mondo e quindi il consenso.

Più si affonda sulla manipolazione politica e commerciale che ci dicono cosa pensare e che stili di vita tenere, quali prodotti consumare per quello status sociale, più ci si omologa, le persone perdono capacità critiche e si uniformano alla massa; gli istinti e le emozioni prendono sopravvento e soverchiano il pensiero razionale; si indeboliscono i sistemi etici e morali perché gli istituti della colpa e della vergogna la società ha cessato di riprodurli delegandoli ai media che hanno sussunto su di sè tutti i sistemi di coesione sociale; e quindi sistemi di autoresponsabilità si affievoliscono in seguito alla perdita di identità e coesione; le masse tanto omologate quanto sole soffrono dell'analfabetismo funzionale sociale, non sono solo incapaci di comprendere il modo o i sistemi di ragionamenti complessi, ma sono anche impossibilitate ad autoprodurre proprie etiche e morali dentro i gruppi di appartenenza in quanto sono evaporati.

A FUTURA MEMORIA

Cose da non fare

La nemesi dell’uomo sapiens sapiens

Ci sono due modalità per comunicare e convincere: facendo leva sulle emozioni e/o sulla riflessione.

La prima è una convinzione di breve periodo, la seconda lascia impronte durature nel tempo.

La prima è più facile e istantanea, la seconda lunga e faticosa.

La prima è l’arma principale della pubblicità dei dittatori e della destra, la seconda è per circoli ristretti, per pochissimi cattedratici, è nella sinistra è caduta in disuso dagli anni ‘70.

Le emozioni sono uno stato psichico correlato a un primitivo senso di verità; una forma di conoscenza che abbiamo in comune con gli animali. Nella filogenesi dell’uomo sono state il primo passo, il primo gradino verso la conoscenza. Attraverso il linguaggio scritto si è passati verso il più alto gradino dell’astrazione. Dove la conoscenza fa uso della ragione e dell’intelletto e diviene coscienza sociale, che può riflette su se stessa.

Le emozioni lasciano tanta più traccia nella memoria quanto sono forti (rabbia, paura, disgusto, gioia, tristezza, sorpresa) quanto più potente è il loro detonatore sull’annullamento della coscienza.

Questo avviene perché conseguendo continuamente piaceri fievoli annulla la necessità di soddisfazioni più profonde e uniche. Pensare richiede lavoro, uno sforzo, è un muscolo che se non lo si esercita si atrofizza.

Più si è sommersi nei stimoli “emotivi”, più si è bersagliati da pillole emozionali, più perdiamo la capacità di pensare.

Se usiamo la verità derivate dalle emozioni perché non costano niente, queste agiscono come una droga; le emozioni non costano niente e ne vogliamo sempre di più, sempre più intense ma brevi, ritmate. Siamo letteralmente bombardati da emozioni, ovunque si vada, dai social ai media alla pubblicità, ai libri ai film, alla scuola.

Se siamo collegati a FB o whatsapp e si posta qualcosa, si aspetta con ansia i likes che misurano il grado di accettazione, la soddisfazione o la crisi di astinenza quando non ci sono likes o sono inferiori alle attese. L’attesa dei likes scandisce il tempo, un tempo inutile, sprecato ma che inchioda, che genera l’emozione dell’attesa. L’emozione breve, dell’adesso diventanto unico criterio di verità e successo, assorbe tutte le energie del vivere, richiede di essere continuamente alimentata, chiede energie, tempo, reiterazioni affinché ci faccia sentire che esistiamo, si cede tutto, anche la ricerca di pensieri propri che forgiano la personalità, in cambio di far sparire ansia e insicurezze.

Non c’è un dopo, un pensiero cognitivo di lunga durata, ma il mondo gravita solo nell’emozione del presente: like, luce, timbro, registro, colore, dimensione dell’apparire.

La storia personale e sociale non è più una linea di cause ed effetti, di impegni cognitivi ma è un tempo olografico, una infinita successione di attimi presenti, slegati tra loro senza evoluzione: un continuum presente-emotivo come timeline dei social in network.

Che si parla di automobili di immigrazioni di una ricostruzione storica, di un episodio culturale o ludico ogni cosa viaggia a propulsione emozionale.

Nel mondo delle emozioni il tempo si azzera, non c’è un prima e un dopo, un poi, ma prigionieri dell’adesso.

Emozioni e politica di governo

Siamo talmente immersi e bombardati dai pensieri emotivi che la soglia dell’attenzione della gente comune è ridotta a 9 secondi una in più dei pesci rossi.

Quindi incapaci di pensieri complessi e ne sono vittime anche le classi dirigenti che non riescono a programmare gli interventi oltre i 3 mesi.

Da quando l’emozione è diventata il metodo prevalente per accedere alla coscienza di sé e alla conoscenza, la sinistra è andata a rotoli.. La Sinistra produce solo vertenze e liste della spesa da contrapporre al capitale. A sinistra non si sente più un discorso articolato, un pensiero che va oltre il proprio naso, spesso narcisista

Nelle discussioni c’è più la dislocazione tra pensiero e persona; se non sei d'accordo con la sua idea apri un conflitto anche con la persona. In termini sociali vuol dire l’esclusione da chi non la pensa uguale e solo perché non partecipa alle medesime emozioni.

È venuto meno il tempo lungo, il sapere ragionato, il dibattito creativo, l'argomentazione come metodo per conseguire una convinzione più stabile e duratura o per costruire un progetto; nei dibattiti o nelle produzioni letterarie o arti visive, l’intelligenza cognitiva non si trovano più, nemmeno nella Sinistra “impegnata”. Riflettere è fatica!

A conclusione

Per contro, il libro sull'intelligenza emotiva di Salovey e Maye. Gli autori che asfaltarono la strada alla rivincita delle emozioni. Emozioni come chiave per interpretare il mondo. Questi vogliono cambiare i paradigmi scientifici: non più con pretesa di oggettività. Al contrario: il mondo è visto come oggetto della singola motivazione personale.

Nessuno vuole estremizzare il componente emotivo fa parte del gioco della vita. Si fa la spesa al supermercato centrando i prezzi e la qualità e poi si compra un'auto di lusso senza badare al costo di acquisto e di manutenzione, solo per andare al lavoro. O anche più semplicemente su come uno scienziato riesce a comunicare le sue scoperte scientifiche alle persone semplici semplicemente usando l'empatia.


1 Friedrich Nietzsche considera la massa come il dominio della quantità sulla qualità.

 

2 Nella teologia dell'alto medioevo, la mistica del potere è rappresentata come un suo corpo indifferente, naturale, mortale (che si ammala, invecchia, muore), e un corpo “politico” totemico, (invisibile, incorruttibile, che mai invecchia, si ammala o muore). “L'Uno”, come corpo sacro, imperituro, trascendentale, si impone e preme su ogni singolo “corpo” senza qualità, cioè il suddito. Quel sacro “Uno” virtuale nella modernità passa dal cielo alla terra e si materializza sempre nell'autorappresentazione del potere, ma ora è collegato allo Stato (con particolare accento alle forze dell'odine e ai giudici) che si aggiunge alla rappresentanza politica: i nuovi sovrani immacolati. Questo ricorso all'Uno si chiama neo-feudalesimo o fascismo.

 

3 Una parete di chiesa cristiana ancora in uso in quella ortodossa, fatta di icone disposte in ordine gerarchico che separa la massa dei fedeli dai “prescelti”.

4 Ogni riferimento alle tesi di Lenin è puramente voluto.

 

5 Gli ebrei usciti dall'Egitto, per ottenere quel poco di terra “promessa”, alla multa del Lungo girovagare per il deserto, dov'è ettero sottrar ri La Terra annuncio Altri Attraverso molte guerre e sacrifici , per ritrovarsi poi sotto Altri MOLTI Dominatori.

 

6 E. L Bernays (1928) “P ropaganda ” (Feltrinelli 2008, versione inglese scaricabile). Amico di Franklin Roosevelt, consulente dell'Ufficio americano per la propaganda durante la Prima guerra mondiale, patriarca della persuasione occulta. Quella che oggi viene chiamata la “ società della comunicazione e” e / o “la società dello spettacolo” , analizzata e messa in pratica da Bernays, ben prima di Debord e dei Situazionisti.