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Erano tempi di grande fermento, con voglia di rinnovamento sociale e culturale, sia nel dibattito teorico-marxista che nelle sperimentazioni sociali.

L’onda di rivolta globale portava con sé una cultura marxista un poco ristretta,che alludeva alla realizzazione del vero socialismo come fatto prossimo venturo, ineluttabile, un vero destino dell'umanità: il naturale e prometeico futuro, il necessario sbocco del compimento della storia; la fine del capitalismo era dietro l'angolo.

Le dispute tra gruppi sociali, come tra filosofi marxisti, erano già orientate al futuro assetto della società prossima alla liberazione, affrancata dalle catene dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

#PREMESSE STORICO-CULTURALI DELLA TERZA VIA#

Né con gli USA né con l’URSS

Il discorso fatto sugli imperi è molto importante, esso dimostra il teatro delle forze esterne che si riverberavano nel contesto italiano, il quadro in cui si è realizzato la storia del tempo. E’ importante per capire il '68, il '77 e la lotta armata in Italia. Un fenomeno che la renderanno unica in Europa, per entità e durata. L'unica per la ricerca della “via italiana al comunismo”, assolutamente indipendente dai grandi blocchi che monopolizzavano lo scontro internazionale di quel periodo.

L'anticomunismo estremo degli Stati Uniti portava a non distinguere il blocco URSS dai vari movimenti socialisti sparsi per il mondo, molti erano i movimenti di liberazione che volevano restare fuori dai blocchi, popoli che puntavano ad ricercare una propria via al socialismo a cercare certamente una collaborazione tra Stati ma non la sopraffazione1, la dipendenza o peggio il dominio imperialista. La Cina, la Corea, Cuba, l'Egitto di Nasser, il Vietnam, la Grecia, il Cile erano nazioni che cercavano la propria via2 . La rivolta cubana, o quella di Nasser, e per molti versi il Vietnam, non erano originariamente anticapitaliste tout-court, ma all'inizio volevano solo l'indipendenza dal colonialismo; e anche dopo la rivoluzione non vollero mai diventare una colonia o un satellite dell'URSS.

Una metafora per capire il clima di quel tempo, di come gli imperi vedevano il mondo polarizzato o si era bianco o si era rosso senza mezze misure.

Le gesta del Che Guevara erano conosciutissime nella sinistra extraparlamentareoccidentale, in Africa, fino in Giappone, ma assolutamente sconosciute ai cittadini dell'URSS e dell'Est in generale! Quindi Guevara fu combattuto visceralmente dagli americani e ignorato totalmente dai “comunisti” dell'Est.

(Purtroppo il “Che” in occidente, una volta depotenziata di tutta la sua carica rivoluzionaria ed eversiva, fu ridotto a un santino o un'allegoria pop stampato sulla maglietta da sfoggiare alle occasioni “solenni”).

I partiti comunisti della III internazionale

I partiti comunisti dell'occidente in quegli anni erano apertamente schierati e foraggiati dall'URSS anche dopo la chiusura del Cominform - l'internazionale comunista voluta da Stalin - (che tra l’altro sanciva il ruolo del Partito Comunista Sovietico come ruolo di guida per gli altri partiti comunisti del mondo)

La dottrina URSS di mettere al centro geopolitico gli interessi dell'URSS, è sempre stata riconosciuta come prioritari e centrale da tutti dai Partiti Comunisti del mondo ed Europei.

Verso i paesi satelliti la centralità dell’URSS era strutturale. Non solo nella struttura sociale: partito, Stato, statalizzazione dell’economia (pianificazione e centralizzazione), ma verteva in una funzione molto più “coloniale”, nell'istruzione, ideologicamente, sul piano militare, sulla moneta e nei sistemi di scambio. In ogni campo, l'URSS svolgeva il ruolo di guidas, indirizzo e di punto di riferimento.

L’URSS, ovunque era chiesto il suo intervento, cercava di “esportare” il suo modello socio-economico di socialismo. La Cina di Mao, Cuba e altri paesi si sfilarono da questa idea di pensiero unico.

La via nazionale al socialismo del PCI

Togliatti muore nell’agosto 1964 e lascia, inedito, il "Memoriale di Yalta", in cui attribuisce importanza alla ricerca di vie nazionali al socialismo” rispetto al modello e all’esperienza sovietica.

Il dibattito aveva due posizioni differenti:

  • a) una propone la riunificazione con socialisti, per andare oltre la socialdemocrazia e il modello sovietico;
  • b) l'altra esalta le conflittualità e il ruolo centrale della fabbrica, proponendo anch’essa un modello di sviluppo diversa da quello sovietico.

Ma a parte la breve parentesi, la linea della terza via venne sconfitta e messa a tacere.

Il PCI, chiusa la gloriosa parentesi Algerina del '62 che vide una parte attiva dei compagni del PCI aiutare fattivamente la resistenza Algerina contro i Francesi, passò a un'esistenza del PCI fu molto grigia. Sempre “fedele alla linea” (sovietica), non avereva capito o non voleva capire le “rivolte” d'Ungheria e di Praga, come non capì il '68, e tacciando le BR e i gruppi di opposizione come facinorosi e provocatori (sapendo bene chi erano), ma non capì neppure Che Guevara (troppo trotzkista?) e la guerriglia sud-americano il contributo di Mao al leninismo; dove “che mille fiori fioriscono” era riferito a lasciare che altre identità si esprimessero, che sperimentassero la loro via al comunismo, con la critica all'economia pianificata e la critica al pensiero unico nel partito.

Oppure il motto maoista “sparare sul quartiere generale” inteso come: il vertice del partito non è esente dalle critiche o da presenze di culture para-borghesi, anche dentro il Partito vive il conflitto di classe e sopratutto il partito non è depositario di verità assolute.

Il panino degli imperi

Quindi in questa polarizzazione di forze, giocoforza la posizione dei movimenti e delle BR di indipendenza dai blocchi imperiali era vessata sia dagli imperi USA che dall'URSS e dalle loro declinazioni locali: il PCI e PCF.

In questo “panino” di imperi, il movimento, la lotta armata e le BR si trovarono in mezzo. Culturalmente e storicamente le BR si rifacevano molto alla linea partigiana di Secchia, per un comunismo indipendente e autonomo3. Ma per ovvi motivi, come detto, dal punto di vista degli USA eravamo nemici comunisti e assimilabili all'URSS. Per l'URSS eravamo “corpi estranei” che non controllavano e che non sottostavano ai loro schemi e allìle strategie di teatro.

Nel PCI i quadri dirigenti (non tutti) con le loro solite tattiche a doppio binario, con le loro false informazioni, avallarono le versioni di entrambi gli schieramenti imperiali. Attaccando la lotta armata, il PCI di Berlinguer fa un favore a entrambi gli imperi.

Eppure tra le BR e il PCI c'erano dipendenze oggettive. Il PCI dopo l'esperienza di Allende in Cile (e i colonnelli in Grecia) non poteva sperare di andare al governo in alternanza con la DC tramite le elezioni senza generare la controreazione USA (e dei corpi militari, dei fascisti nello Stato e tra le forze dell’ordine italiane), minaccia che era tutt'altro che ventilata, ma molto reale4.

Nel caso di vittoria delle sinistre, il rischio dei dirigenti di finire radunati negli stadi ed essere scaraventati dagli aerei senza opporre resistenze alcuna (come in Cile e in Grecia) era nell’aria.

Il PCI - come partito di governo - avrebbero avuto bisogno del vasto movimento antagonista come cintura di sicurezza socio-militare (come movimento armato le BR erano meglio organizzate del MIR cileno).

Nota: Il Movimento de Izquierda Revolucionaria, MIR, nacque il 15 agosto nel 1965 come unione di alcuni gruppi e individualità della sinistra cilena: il Partido Socialista Popular, la Vanguardia Revolucionaria Marxista - Rebelde, un settore del Partido Socialista Revolucionario, e alcuni quadri sindacali. Ebbe molte divisioni al suo interno. Nel II Congresso del 1967, il MIR legittimò il ricorso alla lotta armata d'ispirazione marxista-leninista. Nel 1970, quando al governo del Cile giunse la coalizione di sinistra Unidad Popular, il MIR sospese questa sua strategia di lotta, ma ebbe un ruolo determinante nello spingere il presidente socialista Salvador Allende a riforme difficilmente “sostenibili” per la situazione socio-politica del tempo. Alcuni costituirono la difesa personale di Allende e caddero nell'assalto dei golpisti alla Moneda. Ribadiamolo: golpe organizzato dalla CIA e l'esercito, con il grande appoggio della Democrazia Cristiana, dalla Chiesa e della massoneria!!

Uno schema antisocialista che in America latina sarà ripetuto più volte.

Per contro,le BR e tutto il movimento di lotta armata comunista dell'epoca avevano scarsa capacità gestionale. Forse erano in grado di gestire qualche fabbrica, ma non erano in grado di amministrare una città, una Provincia, una Regione o lo Stato. Gestire una società moderna, avanzata con tutte le sue interdipendenze (materie prime, energia, sbocchi di mercato, divisione del lavoro internazionale, economia, finanza, politica estera, ecc. ecc.) era fuori portata dei giovani 20enni!

In caso di vittoria, questo movimento doveva per forza appoggiarsi a chi queste cose le sapeva fare: ovvero agli amministratori del PCI in primis.

Questa oggettiva dipendenza reciproca, probabilmente era nota al PCI; da solo, nessuno degli antagonisti poteva mettere in piedi una società socialista indipendente. Gestire una società industrialmente avanzata, complessa (non agricola come nella Russia), nella fase del passaggio rivoluzionario, risparmiando inutili traumi sociali, avrebbe richiesto una grande collaborazione.

In quel periodo, il movimento armato avrebbe potuto svolgere il ruolo di buon garante di un processo di transizione socialista.

#BERLINGUER TRA MITO E REALTÀ#

Ma questo “matrimonio” non si concluse perché il PCI di Berlinguer fece il “salto della quaglia”, dopo i fatti del Cile, scelse la linea Atlantica, si riparò sotto l'ombrello dell'imperialismo Americano e su questo altare sacrificò tutti, anche Moro (la famosa linea della fermezza che impose anche alla DC).

La svolta a sorpresa del PCI produsse uno sconcerto tra le sue fila, ci fu una progressiva discesa di consenso anche elettorale del PCI in termini assoluti, un'emorragia che non si è più fermata, nonostante i vari cambiamenti di sigla e inglobamento di altri partiti. Da questo declino a ogni cambiamento di sigla emerse una classe dirigente sempre peggiore oltre la socialdemocrazia: il liberalismo blairiano che si spinse fino al bombardamento sui civili del Cossovo!!

Da un lato la dirigenza del PCI emarginava la sinistra interna, dall'altra un forte movimento operaio che non si è mai riconosciuto nelle istituzioni si trovava di fronte un sindacato e un partito che si fanno Stato; uno Stato che assolve i suoi uomini di fronte alle ruberie e scorribande dei predatori in combutta; nonostante uno scandalo al mese, politici, industriali, boiardi di Stato e mafiosi la fanno sempre franca.

Si chiude “il modello Emilia”

Il PCI che usava l'Emilia e Bologna, come bandiera-icona del modello di gestione della sinistra, come “avanguardia” e fiore all'occhiello dell'alternativa di sinistra negli enti locali al cospetto delle sgangherate gestioni DC.

Ma negli anni '70 si chiude quell’esperienza, per diventare il centro principale degli esperimenti di governo interclassista con la DC. Il Compromesso Storico con la DC che ha voluto dire importare i semi della corruzione e i metodi democristiani-clientelari nel PCI.

La tirannia della maggioranza5

Con il “governissimo”, naturalmente, veniva meno l'opposizione e nessuno più controllava la maggioranza; era un governo totalitario di fatto.

L'unica opposizione era il “movimento”, che mal tollerato da PCI e DC uniti.

Questo scontro tra “apparato Stato-padroni-DC-PCI-CGIL,  “il blocco istituzionale unitario”, lo Stato TOTALE contro il movimento di opposizione, trovò il culmine degli attriti a Bologna nei primi mesi del ’77, quando ci furono dei morti durante le manifestazioni e gli scontri che ne seguirono.

Nella città delle due torri ci fu una repressione da pugno di ferro, prussiana, con il consenso del salotto del PCI più democristiano della DC.

La risposta agli scontri con la polizia fu lo schieramento dell’esercito con i carri armati nel centro di Bologna. A cui segue la distruzione di Radio Alice da parte del “servizio d'ordine” del PCI come organo paramilitare complementare alla polizia.

Il movimento di Bologna fu definito da Berlinguer come “fascista, squadrista, composto da mercenari”; suscitando per queste dichiarazioni molto scandalo e indignazione sottolineato anche del costituzionalista Norberto Bobbio.

L'episodio dei carri armati a Bologna e la successiva cacciata di Lama dall'Università di Roma furono la sintesi emblematica di una classe operaia e di proletari metropolitani che non volevano farsi Stato.

La coppia Cossiga-Pecchioli, il primo ministro dell’Interno e il secondo ministro ombra del PCI, a Bologna dettero origine a un salto di qualità repressiva senza pari, la tenaglia DC-PCI era pronta. Si inasprirono i fermi di polizia, si chiusero le sedi del movimento, si rasero al suolo radio libere, chiusero anche le sedi di sinistra, e partirono le denunce di massa per sovversione e banda armata: l'associarsi diventa reato anche senza dolo.6

La politica del compromesso storico aveva lasciato completamente senza rappresentanza la classe operaia sia dal punto di vista sindacale che partitico-istituzionale, al contempo dette corso all’azzerato di molte libertà formali della Costituzione.

Provvedimenti che facevano impallidire la legge-truffa del 1953, la quale prevedeva di introdurre un premio di maggioranza consistente (l'assegnazione del 65% dei seggi della Camera dei deputati alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi) contro la quale il PCI a suo tempo aveva mobilitato sindacati e piazze.

Berlinguer con il passaggio dal partito dei fucili della resistenza al partito delle tessere, aveva concluso così la seconda rivoluzione autoritaria dopo la Resistenza, completando definitivamente il traghettamento del PCI tra le socialdemocrazie europee e la fine della “spinta propulsiva” verso il socialismo.

Berlinguer non si fece scrupolo di usare apparati del sindacato, sezioni del PCI in concerto e a fianco degli apparati repressivo dello Stato, con il fine di reprimere il conflitto sociale e operaio per portarlo sotto l’ombrello del partito in barba agli elementari principi democratici scritti nella Costituzione.

Peoichè si serrarono le fila tra i dirigenti sindacali, furono tutti irregimentati; la CGIL di Trentin fu azzerata e con Lama tutta la CGIL fu portata a “serrare le fila” dentro la linea del governissimo e della concertazione sindacale.

Tutti i sindacati furono ricondotti nei binari di staliniana memoria, “cinghia di trasmissione” dei partiti di riferimento: PCI, PSI e della DC.7

Da segnalare che per un periodo nella CISL vinse la corrente di sinistra. E per la prima volta nella storia, la CISL si trovò più a sinistra della FIOM e della CGIL.

Il PCI, quando non poteva mettere il “cappello” o a strumentalizzare le proteste di fabbrica e di piazza, le additava come “teppisti, anarchici e facinorosi” e faceva terrorismo psicologico intorno. Niente doveva turbare la nuova “pace sociale”.

Storie emblematiche

Uno degli episodi semplificativi del rapporto movimento e partiti-sindacato istituzionali.

Nel febbraio del 1977, il movimento riunito in assemblea doveva organizzare la protesta contro la circolare del ministro dell'Istruzione Pubblica che vietava agli studenti la possibilità di organizzare in modo autonomo il piano di studi. Un gruppo di neofascisti fece irruzione sparando e lanciando molotov, uno studente rimase gravemente ferito. Il giorno dopo ci fu un corteo di protesta e relativo assalto alla sede del MSI, con scontri con le forze dell'ordine, comparvero delle armi da fuoco.

Nelle settimane successive ci furono grandi mobilitazioni, si diffusero dei volantini delle BR.

Il 17 febbraio Lama, segretario generale della CGIL decise di tenere un'assemblea all'interno dell'università. Con il chiaro intento di mettere il cappello e imbrigliare la protesta degli studenti fra le redini del PCI e della CGIL. Egli venne con al seguito di un folto numero di guardie del corpo, il corpo “cingolato” del servizio d'ordine del PCI e del Sindacato. Nonostante il “corpo scelto”, dopo furiosi scontri, Lama fu cacciato sonoramente dall'università. A nulla valse il forzuto servizio d'ordine che si era portato dietro; Lama dovette battere in ritirata con ignominia.

Un secondo fronte, che andrà a chiudere definitivamente l’alba di resistenza operaia, avvenne in FIAT e iniziò nell'ottobre 1979 quando la direzione licenziò 61 operai per attività terroristiche, a settembre mise in cassa integrazione 22.884 dipendenti e a ottobre ne licenziò 14.469.

Il Consiglio di Fabbrica decreta lo sciopero ad oltranza, ma dopo trentacinque giorni di occupazione ci fu una manifestazione di impiegati e tecnici (detta: ”la marcia dei quarantamila”, in realtà erano molti di meno, 12.000 per la questura) in corteo per il centro di Torino rivendicavano il diritto di tornare al lavoro.

Gli operai comunque non ne vollero sapere di rimuovere i picchetti ai cancelli, ma le direzioni sindacali si schierarono di nuovo contro il movimento operaio. Infatti, nonostante l'opposizione dei lavoratori, Luciano Lama, segretario generale della CGIL, firma l'accordo con l'azienda accettando licenziamenti e cassa integrazione.

È stata la Waterloo del movimento operaio italiano; da allora per 14 anni sarà un continuo rifluire della classe operaia verso il dominio totale del capitale sul lavoro. A torino non ci furono più lotte e manifestazioni sindacali di portata paragonabile a quelle fino all'autunno del 1980. La prima grande rivendiazione di massa fu all'inizio del febbraio del 1994.

Questa vicenda rappresenta il culmine della doppiezza politica del PCI. Infatti, qualche giorno prima della firma di quel famigerato accordo, Berlinguer dichiarava che, qualora gli operai avessero occupato la FIAT, il partito li avrebbe sostenuti. La malafede è evidente: la verità è che il PCI aveva delegato il tradimento alla burocrazia dei sindacati (CGIL) per non compromettere l'immagine del partito di fronte al proprio elettorato.8

Un anno dopo la porcata si ripete, (con maggiori ambiguità e contraddizioni fra apparato CGIL e PCI) e non avviene soltanto contro gli operai della Fiat ma contro tutta la classe lavoratrice e i pensionati. Con E. Berlinguer ancora segretario, i sindacati CISL e UIL siglano un accordo con il governo e la controparte per l'abolizione parziale della scala mobile dei salari proposta in aprile da Enzo Taranteli e non contrastata da Trentin  Bruno subentrato a Lama alla guida della CGIL, dando il via alla politica di concertazione.

Il sindacato non è più un organismo di rappresentanza autonoma delle classi lavoratrici ma, per conto del governo e delle organizzazioni padronali, diventa uno strumento di controllo e repressione delle rivendicazioni delle classi lavoratrici. Inizia la trasformazione del più grande sindacato italiano in un organismo legittimato dallo stato borghese.

Il 14 febbraio 1984 un decreto del governo Craxi tagliò 4 punti percentuali della scala mobile convertendo l’accordo siglato dalle associazioni imprenditoriali con Cisl e Uil, a cui seguirà la conversione nella legge 219 del 12 giugno 1984.

Quindi Berlinguer non solo pone fine alla ventilata terza via al socialismo nel partito ventilata da alcuni settori del PCI, che spingeva per una posizione neutrale rispetto ai grandi blocchi, ma costruì una teoria di governi totalizzanti, parlamenti senza opposizione, con la politica spesso e volentieri collusi con la mafia (governi Andreotti docet; la Sicilia e il Meridione erano il principale serbatoio di voti democristiani soprattutto dei dorotei e questi del Sud dettavano le regole nello Stato), lasciando in questo modo il paese canceroso senza una prospettiva di riscatto, di emancipazione.

La terza via reale degli anni ‘70 fu quindi solo del “movimento” e della piazza; in quegli anni il “movimento” è stato anche l'unica opposizione reale del tutto extraparlamentare - a parte lo sparuto gruppo dei radicali e dei fuoriusciti (espulsi dal PCI) del Manifesto -; una realtà composta prevalentemente e da giovani e di lavoratori immigrati o urbanizzati.

Fu un movimento vasto, diffuso, più o meno organizzato e frastagliato; “la sinistra extraparlamentare” o “ il movimento”, come si chiamava allora, è stato anche il crogiolo dove nascono le resistenze armate e le Brigate Rosse, la cui storia è ampiamente raccontata in diversi libri e a cui si rimanda9.

(prosegue...)


1 Questo controllo totale degli USA (e del Regno Unito, perché in questa fase ebbe un ruolo coattivo) si estendeva anche al monopolio sul controllo energetico, il caso Mattei è esemplare in tal senso.

2 Nella scia dell'esercito sovietico alcuni partiti in Europa arrivarono al governo (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria e parte della Germania) e in Asia (Corea settentrionale). Paesi che arrivarono per via autonoma, cioè senza un'influenza diretta degli eserciti sovietici, come la Iugoslavia e l'Albania, in Asia la Cina e il Vietnam, in sud-America Cuba e dopo il Cile. In Grecia ci fu lo sterminio dei comunisti che stavano prendendo il potere per mano inglese.

3Avete tradito la Resistenza”,Voi avete tradito la Resistenza con l'opera di divisione prima e di discriminazione poi tra i cittadini italiani. La Resistenza, voi lo sapete, non significò soltanto lotta e combattimento, ma significò innanzitutto unità, unità di tutti gli italiani contro la tirannia, unità di tutte le forze democratiche, di tutte le forze sane della nazione, per liberare la patria prima e poi per ricostruirla, per rinnovarla, per farla sorgere a nuova vita.
Noi oggi lottiamo - pensavano i partigiani - ma poi con la libertà tutti gli italiani avranno una patria, anche i lavoratori saranno parte della nazione, avranno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini. ...
Voi, quali rappresentanti della grande borghesia italiana, non avete alcun interesse a fare conoscere ed a celebrare la storia della Resistenza perché questa suona condanna e vergogna per le classi dominanti che hanno portato il paese alla rovina e si sono poi messe al servizio dello straniero.
(Pietro Secchia, dal “Discorso al Senato nella seduta del 23 Febbraio 1954”)

4 La paura dell'invasione sovietica, favorita dall'ascesa al potere dei comunisti. Si temeva che i leggendari cosacchi con le bandiere rosse (secondo il folclore propagandistico di allora) fossero pronti ad “abbeverare i cavalli in Piazza San Pietro”

5 Alexis de Tocqueville, nel suo Democrazia in America” (1835). Lui si riferiva ai cittadini-massa che sentono e vedono le stesse cose dai media, che leggono le stesse cose, che fanno le stesse cose, vanno negli stessi posti; se tutti avranno gli stessi stimoli avranno gli stessi gusti e pensieri uniformati. Aumentando così la predisposizione di ciascuno ad identificarsi con il potere e isolare le minoranze o chi è fuori dagli schemi. Il potere “viene a godere di un singolare potere: non fa valere le proprie opinioni attraverso la persuasione, ma le impone attraverso una gigantesca pressione dello spirito di tutti sull’intelligenza di ciascuno”.

Se l’opposizione sparisce, se sparisce il pensiero “alternativo” subentra la dittatura “democratica”. E se anche l’orizzonte sociale diventa unico per tutti: il capitalismo, si chiama dittatura.

6 Nel mentre fecero fuggire il boia nazista Kappler. Durante il processo di Catanzaro (strage di Piazza Fontana), Mariano Rumor sconcertò l’aula, ma anche l’opinione pubblica col suo atteggiamento molto ambiguo e la sua deposizione che era contraddittoria con quelle di Andreotti, Tanassi, Zagari, Miceli… Questo fatto mise in piena luce ancora una volta i rapporti oscuri tra politica, servizi segreti e ambienti dell'estrema destra durante i cosiddetti "anni della tensione" e dei suoi tentativi di golpe.

7 Si formano le oligarchie dentro i partiti, sotto l’egida della “dittatura della maggioranza” di Toquevilliana memoria. In questo brodo nascono gli oligarchi dei partiti, i signori delle tessere e delle fondazioni (ognuno era un portatore di interessi particolari: banche, cooperative, parastato, ecc). Con l’uso smodato della TV fa parte dei partiti, si da origine al mercato delle vacche dove l’apparire, il teatro della politica diventa il reale, e la realtà evapora negli eventi.

In sostanza si verticalizza molto tutto il sistema dei consensi e decisionale. Le decisioni non passano più per le sezioni dei partiti se non per confermare quelle prese in alto, i partiti diventano feudi. Nascono le fabbriche del consenso che curano i leader nelle apparizioni televisive, la campagna elettorale diventa marketing.

8 È impensabile che Luciano Lama, iscritto al PCI come la maggioranza dei sindacalisti CGIL, abbia agito senza l'assenso implicito, o perlomeno senza la garanzia di non ingerenza, da parte di E. Berlinguer.

9 Per un approfondimento delle BR ci sono diversi libri, segnaliamo uno non di area, tuttavia con una buona documentazione: “Storia delle Brigate Rosse” Marco Clemente Odradek edizioni, o anche quello del “progetto memoria” della casa editrice “sensibili alle foglie”.