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Category: TZ (C'era una volta la lotta armata)
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LO STATO MACCARTISTA

Lo Stato e la democratura dei partiti italiani prima criminalizzarono l'opposizione sui media e nelle sezioni di partito, dove da “facinorosi”, “capelloni”, “anarchici”, “delinquenti”, passarono poi dei “terroristi”.

Passare poi dalle parole ai fatti per le “larghe intese” fu breve; leggi speciali, tribunali speciali, inquirenti speciali, carceri speciali, torture e omicidi furono di ordinaria amministrazione e dettero origine a un governo totalitario - senza opposizione - alla guida di uno Stato unicamente repressivo, narrazioni da pensiero unico.


 

Puntualizziamo che al tempo parlare di pacifismo o di “via democratica” così come se ne parla oggi è del tutto fuorviante, vuol dire operare solamente sui miti, vuol dire fare revisionismo storico, del soggettivismo volontaristico, vuol dire assolutizzare, a-storicizzare tutto il movimento di lotta di classe del tempo, ossia fare una mera interpretazione ideologica. Perché al tempo non c’era di fronte uno Stato o una politica dialogante, ma un apparato fascista totalmente imbiancato.

La caccia alle streghe

Legittimare il potere dello Stato, a prescindere dal tipo di Stato, è un grave errore, in quanto - va ricordato - lo Stato è l'unico “legittimato” a usare la forza nei conflitti sociali -oltre che reprimere le forme di comportamento asociali dei singoli. Se vengono meno i contrappesi politici, soprattutto con uno Stato ereditato dal fascismo, la deriva autoritaria è assicurata. Quindi legittimare alla cieca vuol dire non aver capito la natura dello Stato medesimo.

Quando lo Stato fa uso in modo reiterato e ampio delle forme di terrore di massa, terrore usato come strumento politico, abusato ad arte come forma di repressione/ dominio sulle classi in-subordinate.

Quando lo Stato fa ampio uso del diritto nelle sue forme fasciste (Codice Rocco), o peggio, sospende i fievoli diritti e ci aggiunge sopra ci aggiunge un surplus di le leggi speciali che comportano l’ulteriore riduzione delle libertà individuali e sociali, fino alla tortura e omicidi mirati.

Le leggi liberticide consentivano ricatti, si arrestavano i familiari per costringere i detenuti a confessare.

Hanno accentrato i media e i poteri istituzionali, costruito tribunali speciali e carceri speciali; usato il terrore e l’arresto facile come clava per il controllo sociale; eseguito condanne da parte di tribunali con giurie popolari selezionati tra i fedeli del partito (PCI). Insomma in quel tempo hanno archiviato la costituzione (anche se traballante) per far uso di tutta la versione fascista dello Stato di classe.

Le “sante” inquisizioni

Si misero da parte i già scarsi strumenti democratici previsti dal codice Rocco (sistema giuridico inquisitorio ereditato dal fascismo). Il sistema inquisitorio prevedeva la figura del giudice e quella dell'accusatore come un unico soggetto, non esistevano accusatore e accusato come parti processuali in senso proprio.

Come nel medioevo, è l'inquirente ad avviare d'ufficio il processo, introdurre le questioni di fatto, esso aveva il monopolio per acquisire le prove e controprove e valutarle; e lo faceva in modo del tutto indipendente dalla difesa.

Inoltre, a differenza del sistema accusatorio, il processo inquisitorio è tendenzialmente scritto e non è previsto un pubblico dibattimento sulle singole prove e controprove (in modo visivo) da parte dei difensori al cospetto dei giudici e giurati.

Per chiarire meglio, nel sistema civile, il metodo accusatorio prevede un giudice con un ruolo neutrale: sono le parti - colui che è stato accusato del reato (assistito dal suo difensore) e chi lo accusa - ad avviare il processo e ad introdurre testimoni e prove; solo le prove così allegate possono essere esaminate dal giudice.

Le due parti (accusatore e accusato) hanno un ruolo attivo nell'esame e nella ricerca di prove e controprove concorrono a interrogare i testimoni.

L'attività processuale durante udienze è orale è pubblica.

Un ventennio di buio della Repubblica

Nel primo decennio (anni ‘70) si mise in atto il terrore di Stato, sul modello maccartista dell'America anni '50, con la diffusione della paura e di terrore mediatico come strumento politico nella lotta di classe e generazionale; il potere fa ampio uso dell'arma della pervasiva narrazione mediatica del “nemico alle porte”, del capro espiatorio su cui scaricare i mali e disagi sociali veri o artefatti. L’uso e l’abuso del “pugno di ferro” come strumento necessario per “salvare il popolo”. Grazie all’ampio uso di opacità delle strutture decisionali ed esecutive si sono represse tutte le forme di opposizione sociale.

Una vera vergogna per ogni Stato di diritto durata dieci+dieci anni: la vera pagina della “notte della repubblica”!!

Perchè non pagha del maccartismo, nel decennio successivo negli anni ‘80, la nomenclatura attua la guerra dell’oppio come proseguimento della “guerra di classe con altri mezzi”, come schiacciamento preventivo di possibili insorgenze delle problematiche sociali.

Lotta di classe e generazionale

Le statistiche ufficiali dicono che abbiamo avuto 20.000 mila indagati per banda armata, 6 mila incarcerati per lungo periodo (a parte le carcerazioni preventive anche di due anni per poi essere prosciolti). In pratica tutta una generazione sui vent'anni, politicamente attiva!!! Con le leggi speciali e il codice Rocco in mano, carceri speciali e tribunali speciali, senza una difesa nè l'obbligo di prova si terrorizzò in questo modo tutta la popolazione1.

Lo Stato autoritario e corporativo sotto la guida di Cossiga-Pecchioli (DC-PCI), che avevano sotto controllo il parlamento e i media di Stato, riusciva in questo modo a soffocare ogni informazione non allineata. La borghesia fu libera di colpire impunemente tutte le conquiste operaie raggiunte fino ad allora (e fu solo l'inizio, a quanto pare).

Con questi dati che parlano da soli va ribaltata la domanda: “perché una pluralità di giovani scelse la lotta armata?” in “perché dei giovani proletari non l'hanno fatta o almeno, se non sorretta, vista con simpatia?

 

LA GUERRA DELL’OPPIO

Gli anni ‘80 e '90 vengono ricordati per J. Travolta e più tardi nella “Milano da bere” ma c’è una grande rimozione di quello che successe veramente in quel periodo.

Lo Stato del terrore

Due sono gli elementi centrali, storici, di quel periodo: il terrorismo di Stato (neo-maccartismo) e la seguente la guerra dell'oppio.

Il primo decennio fu segnato dalla repressione diretta, con le carcerazioni preventive, le carcerazioni “trasversali” (s'incarceravano i parenti per ricattare il congiunto militante), il potere praticava il terrore di massa.

Il lavoro “pesante” la costruzione del clima favorevole al terrore è stato svolto dai media diffondendo, in un clima pestifero, la paura del “terrorista”. Un tema condito in tutte le salse sempre a titoli cubitali, quotidianamente e a tamburo battente. Bastava non essere d'accordo con i partiti di governo o i sindacati ufficiali per essere marchiato come terrorista. Il clima maccartista ebbe la sua consistente efficacia!!

(Ricordiamo che in parlamento non esisteva più un'opposizione da tempo, ma c'era un “monocolore” di fatto, il “governissimo”, annullando ogni contrappeso istituzionale, agiva da dittatore sociale e agevolato dalla logica spartitoria)

La parola “terrorista”, che non spiegava niente (e non spiega niente tuttora) dello scontro sociale in atto, era usata sia per oscurare le richieste politiche che come clava nel dibattito politico.

La parola “terrorista” era abusata anche per mettere a tacere le lotte sociali, per creare la “pace sociale” nella paura e nel terrore.

Lo Stato dei narcos

Di seguito al maccartismo, negli anni '80, il potere scatenò “la guerra dell'oppio” (sulla falsariga di quello che fecero gli anglo-francesi contro i cinesi - 1856-60. ) 2 .

Di questo periodo se ne parla sempre poco, eppure fu una seconda catastrofe generazionale. Lo Stato con diaboliche politiche sulla devianza produsse l’annichilimento preventivo di ogni protesta giovanile, dirottandone i disagi verso una droga economica facilmente accessibile e nei suoi effetti particolarmente feroce e distruttiva: l’eroina.

Gli anni '80-'90 furono caratterizzati da una politica sulla devianza particolarmente cinica e raffinata. Lo Stato, equipara droghe leggere e pesanti, opera la repressione di alcuni reati e l'“agevolazione” altri e con l’inasprimento di pene su determinati reati e lasciando correre su altri, reprime la devianza non organizzata lasciando pascoli aperti a quella organizzata, portò alla mutazione totale dell’illegalità in Italia: nacque la prosperosa filiera delle droghe pesanti più potente d'Europa.

Soprattutto dell’eroina a basso prezzo, con la sua diffusione capillare; “presentata” ai giovanissimi come fuga dal disagio sociale e familiare, in realtà nel breve tempo ne uccise più della peste. Fu una vera e propria strage. La cronaca in terza pagina ogni giorno segnalava vittime per overdose, morti quotidiane per eroina fatta passare dai media come una calamità naturale, quasi come una mano purificatrice dei reietti sociali.

Per prefetti poliziotti e amministratori bisognava emarginare i giovani non la droga.

Questo tipo di “politica sulla devianza” oltremodo favoriva, promuoveva, la criminalità organizzata (le mafie) a discapito di quella ribelle, quella proletaria, senza gerarchia che si era fatta largo negli anni '70.

La criminalità organizzata si trasformarono in multinazionali, con un aumento vistoso della loro presa sulla società e sullo Stato, tutto grazie ai proventi della droga. Nacque una grande economia legale costruita sul riciclo dei proventi dall’esercito diffuso di spacciatori-consumatori vessati ed emarginati.

Iniziò alla fine degli anni ‘70 con la diffusione davanti alle scuole secondarie, licei e istituti tecnici, poi nei parchi e quartieri. Ci fu una rapida e diffusa profusione del “buco” presso la maggioranza dei giovani, irretiti in tutti i luoghi che frequentavano, oltre le scuole, i locali giovanili di quartiere nei bar e discoteche.

Negli anni ‘80 si ebbe un drogato se non un morto per droga in ogni famiglia, una vera mattanza! I drogati venivano trattati come feccia umana sia fuori che dentro le carceri. (Violante in quel periodo è responsabile per le politiche della giustizia del PCI 1980 al 1987 )

Fu una vera e propria strategia di annientamento delle nuove generazioni. Quelle che avrebbero dovuto essere il rincalzo delle precedenti furono colate nell’eroina di Stato. Si è creato così un vuoto di memoria generazionale che ha messo fine alla protesta sociale. Così la generazione degli anni '70 sepolta in anni di carcere, non ebbe testimoni a cui passare l’asta della protesta sociale.

Lo Stato che odia i giovani

#LA GUERRA DELL'OPPIO#

Sul piano legislativo e operativo furono presi provvedimenti che agevolavano i trafficanti di droga su ogni altra forma di devianza, soprattutto le droghe che creano dipendenze: morfina, eroina e miscugli vari (queste, creando forti e rapide dipendenze, rendendevano facile per i “grossisti” creare catene di ridistribuzione usando gli stessi drogati).

Rispetto ad altre forme di devianza fatte da singoli soggetti, (rapine, sequestri e grandi truffe), la diffusione delle droghe “pesanti” richiedeva una piramide organizzativa transnazionale, con al vertice i grandi gruppi di malavita organizzata, poiché le droghe bisognava importarle da paesi lontani, trattarle sia alla fonte che alla distribuzione e quindi costruire una rete “commerciale” con alla base le stesse vittime (gli unici praticamente che affollavano le carceri).

La droga pesante per i grandi gruppi organizzati (mafie varie) fu una ghiotta occasione! Queste divennero delle vere e proprio multinazionali monopoliste che nel giro di pochi anni si evolsero a potenze economiche, politiche e sociali e trattavano alla pari o sopra i loro interlocutori, collocandosi a fianco e sopra lo Stato (Andreotti condannato per mafia è stato solo la punta dell’iceberg).

Grazie ai lauti proventi della droga non solo corrompevano grandi fette dell'apparato statale, ma in molte regioni costituivano un vero Stato-ombra, al Nord queste multinazionali della droga furono una fonte di denaro fresco per grandi opere e imprese di speculazione edilizia.

Il patto Stato-Mafia era in realtà una cosa ben più vasta di quello che si certificherà dopo negli anni '90 3.

Le multinazionali del “buco libero” avevano creato al Sud, il loro porto franco per lo smistamento di droga, il luogo dove la doppia forma-Stato, quella apparente e quella sostanziale, viaggiavano a braccetto. Il territorio, era (ed è) realmente governato da “cupole”, con metodi da proto-capitalismo, che coinvolgeva massoneria-mafia-partiti. Nel Sud si è consolidato uno Stato parallelo allo Stato ufficiale; si è istituzionalizzata la duplicità dei poteri: l'apparente facciata delle formalità di Stato liberal-borghese che nasconde il reale dominio feudalizzato del territorio. Feudale come strutture, ma con economie transnazionali.

Più droga, più affari sporchi

Su queste basi, su questo enorme afflusso di liquidità proveniente della droga s'impianta una nuova classe dirigente, quelli dei palazzinari alla Berlusconi, Toti, ecc. L'intreccio mafia-edilizia-affari-banche in Italia hanno corrotto, saccheggiato e cementificato il nostro territorio; le inchieste di “mani pulite” ha solo scalfito, scoperchiato solo in piccolissima parte.

Non ultimo va segnalato, per la dimensione del giro di affari della droga venuto alla luce, il caso Sindona e Marcincus, dove i proventi della droga della banda della Magliana, in combutta con la banca del Vaticano e la complicità della CIA, furono usati per foraggiare movimenti di rivolta sociale in Polonia (“Solidarność “), per sottrarla all’influenza dell’URSS, e in versione antisocialista (“comunista”) in genere.

Di recente si è passati dal traffico di droga a quello dei rifiuti, a quello delle grandi opere, all'energia ecc.

Ora è difficile districarsi in questo ginepraio istituzionale di interessi consolidati legati al malaffare che ha infettato tutta l’economia italiana.

Un reset generale, una riformattazione sembra l'unica cosa possibile, non sembra possibile alcuna “riforma” che possa rimettere in sesto un sistema così inchiavardato con il supra legem.

 

 

BREVI DI ECONOMIA

#ASPETTI GENERALI E I NUOVI VOLTI DEL CAPITALISMO#

# LA VISION, DELLA SINISTRA ATTUALE #

 

Il Capitale di un certo peso si è via via sottratto al legame con il territorio, si è globalizzato; con l'elettronica è terminata l'organizzazione del lavoro tayloristica e con l'abbassamento dei costi del trasporto e la apertura del mercato globale i capitali vanno di “fiore in fiore” dove c'è più profitto.

Il capitale manifatturiero residuo vive in due scarpe: l’aspetto finanziario e il controllo del processo di progettazione e produttivo-distributivo-logistico, entrambi sono sparsi per il pianeta. Sedi industriali, sedi finanziarie, sedi legali, sedi logistiche, sedi commerciali e sedi direttive possono essere allocate in continenti diversi e in paesi diversi seza che venga meno l’efficienza del sistema.

Il capitalista in quanto tale perde qualsiasi interesse nella gestione diretta dell’impresa e della disciplina diretta verso i dipendenti, non avendo più il legame con uno spazio fisico circoscritto. Il controllo della forza-lavoro passa dalla repressione fisica al dumping salariale. Perché oggi le nuove imprese 4.0 sono più “leggere”, e possono delocalizzare alla bisogna, sono più “duttili” di quelle precedenti (fordiste); in questo modo si sono svicolate da tutti i problemi legati alla forza lavoro, sia sul piano dei conflitti che su quello salariale.

La stessa realizzazione del valore (e quindi del plusvalore) nel nuovo contesto assume forme diverse, si spinge al consumo: attraverso ingenti investimenti in pubblicità si crea un dilagante consumismo che coinvolge e avvolge l’operaio anche nel post-orario di lavoro e si drena valore dalla rendita differenziale, ma di questo se ne parla altrove.

#LA RENDITA# 

 

LO STATO

 Lo Stato sottile

Siamo di fronte ad una modificazione sostanziale sia del modello socio-economico, che della forma Stato. Quello che si ha di fronte è un sistema che non riesce più a garantire la medesima qualità della vita delle generazioni precedenti e la sicurezza nel futuro dei cittadini.

La struttura dello Stato si è modificata; non è più lo Stato-nazione che doveva salvaguardare la borghesia monopolista a base nazionale. Le funzioni di mediazione-direzione economica (politiche economiche attraverso il tesoro, la moneta, la banca d'Italia, la finanza a medio termine, ecc), che assicuravano la redistribuzione della ricchezza, la cura degli ultimi e la giustizia sociale sono state depotenziate e delegate a organismi sovranazionali.

Le funzione di difesa, di pace e coesione sociale, di difesa del territorio che dovrebbero essere i primi compiti di uno Stato-Nazione sono state totalmente azzerate, privatizzate o messe a servizio direttamente di organi extra-nazionali.

Si vive l'assurdo di rogare delle super spese per super aerei, per super navi stealth e per super sommergibili invisibili, per droni arci-sofisticati e marchingegni vari, con super tecnologie e intelligenza artificiale per difendersi da un nemico (al confine) inesistente; e poi non ci sono soldi per far fronte al “nemico climatico” e sismico che crea molti danni e morti con alluvioni e frane. O più semplicemente non si riesce a tenere testa agli immigrati che la Francia ci restituisce in malo modo.

Lo Stato anche in questo non difende i cittadini ma solo i vari Stranamore dell'esercito che inseguono i fumosi interessi imperiali “di scacchiera”.

E’ cosi sulla “Difesa” ed è così su tutti i fronti dove lo Stato esercita i suoi servizi, da quello della giustizia a quello della sanità a quello della scuola al welfare fino alla gestione terremoti e emergenze climatiche.

Un lungo deterioramento del “pubblico” che ha fatto dello Stato un avanzo di Stato, perché è per lo più inutile per i cittadini e per la piccola e media impresa manifatturiera, ma è “utile” solo per il capitalismo-finanza, per il capitalismo mammellare che campa sulla rendita e succhia soldi dalle grandi opere a detrimento del debito pubblico.

E’ uno Stato si risolve sempre fuori e contro i cittadini non solo per le norme e leggi, ma in quanto tale, in quanto “struttura” che produce linguaggi di potere (Foucault) accanto e attraverso i balzelli le tasse che invece di andare a finanziare i servizi finiscono a sovvenzionale la rendita.

Lo Stato e la sinistra

La sinistra vintagevuole ignorare questo svuotamento dello Stato Stato liberal-borghese”, fa finta di niente, anzi continua con i vecchi schemi culturali del passato, credendo o facendo credere che con la conquista dello Stato tutto ne ridiscende e si riprende.

Per tutta la sinistra lo Stato è sempre stato un tabù, una scatola nera a cui delegare tutti i problemi le soluzioni della società. L’educazione della sinistra sullo Stato ha origini nel romanticismo dove lo Stato è: “sintesi sociale”, un super partes,garante, cemento dell'unità sociale e della continuità progettuale della politica.

La sinistra è inchiodata nella narrazione di uno Stato neutrale, uno “strumento” come se fosse una semplice automobile da mettere al servizio del potere politico di turno; come se si potesse separare il medium dal messaggio, la continuità del “servizio” che lo Stato dovrebbe garantire rispetto alla contingenza politica.

Per mille motivi a sinistra si è passati dallo “Stato comitato d'affari della borghesia!” (di marxiana memoria) allo “Stato democratico”, ovvero da preservare per la sua funzione sociale, o meglio per la sua dimensione spettacolo (elezioni, parlamento ecc.), composta di false narrazioni, di promesse non mantenute e senza un minimo di riflessione critica.

In questo vuoto, ideologico che affonda nella miseria culturale della politica, lo Stato smagrito nelle sue funzioni è diventato un sistema automa, che va per conto suo senza scopo né leggi se non l’affermazione della propria autoreferenzialità; e come tale parassitario. E' un piovra, tentacolare, senza testa, senza contradditorio: parassitario, dove paghiamo il servizio, siamo “azionisti”, ma senza averne alcuno e neppure il suo controllo.

Perché nella politica i partiti sono acefali, hanno sì dei leader ma senza “corpo” e anima, sono chimere televisive; leader che non hanno una "vision" che vada oltre le prossime elezioni.

I partiti attuali nelle decisioni importanti, a lungo respiro, strategiche fanno solo proprie “le veline”le direttive, prodotte dai grandi centri studi internazionali della economici-finanziari dell'impero di riferimento.

Non a caso ogni partito che va al governo in tutti i settori importanti alla fine, a parte alcune cose marginali, fa sempre le stesse cose senza distinzione di colore.

Lo Stato in filosofia

Un' altra riflessione più filosofica sullo Stato va posta in discussione a proposito dello Stato moderno. La rivoluzione illuminista-borgese ha posto le basi per unacoscienza individuale ipertrofica: il (super) soggetto dotato di proprietà individuale.

Questa società fondata sull’individuo parte della società egoista e conflittuale, dove gli interessi dei singoli soggetti sono in eterno conflitto tra loro, ebbene questa società di lupi secondo i padri illuministi sarebbe in realtà il motore della civiltà. Per bilanciare la ferocia del nuovo soggetto pre-potente e il valore della proprietà privata, l’illuminismo ha pensato bene di creare delle istituzioni ancora più potenti, allo scopo di impedire che il primato delle individualità in eterno conflitto tra loro possa rendere impossibile qualunque convivenza sociale e civile, per questo ha prodotto: LO STATO (liberal-borghese) ovvero UN SUPER STATO! Uno Stato di potenza senza pari nella storia, con il monopolio della forza.

Un effetto collaterale dell'avvento del super soggetto, fulcro antropologico della nuova società e della sua frenetica attività economica, è stata la presenza di un poderoso quanto inevitabile “fatalismo antropologico” che porta con sé il culto cieco dello Stato iper potente.

In altre parole, si è dato come conseguenza che il nuovo soggetto individualizzato può prendere due strade: la prima si contrappone in maniera individuale (anarchica) allo Stato e l’altra parte è quella di chi considera lo Stato come una sorta di demiurgo totale, un Leviatano a cui demandare le soluzioni di ogni problema umano e sociale (il romanticismo degli Stati-nazione che ha contagiato anche di sinistra).

L’illuminismo ha avuto il limite di aver liberato l'uomo sul piano intellettuale-soggettivistico per portarlo a vivere in modo fatalistico di fronte alle istituzioni e al mercato. Fatalismo di fronte alle strutture create dall’uomo, lo Stato liberal-borghese, il potere e il mercato. Non ha importanza che uno sia suddito o anarchico, insofferente o acquiescente, lo stato rimane una entità incomprensibile, un Moloc, un Levitano assetato dove la comune logica e buon senso non funziona.

Questo perché nel passaggio al sistema capitalistico fu necessario rompere con i valori sociali precedenti, un'era arcaica dove però la fiducia sociale risiedeva nel collettivo e il soggetto era “leggero”; e con forte senso di appartenenza, ogni individuo si sentiva parte di una comunità. Una comunità capace di autogovernarsi in modo cooperativo, magari competitivo, ma mai conflittuale e distruttivo.

Questa riflessione “filosofica” intorno allo Stato e all’iper-soggetto moderno come elementi alienanti è molto importante soprattutto per la tradizione marxista-, perché va ad incidere nella capacità del proletariato di organizzarsi in sistemi consiliari, in sistemi comunitari.

Con l'illuminismo, si è passati dalla ricerca delle libertà dalle “esteriorità fisiche” dall’abito che faceva il monaco: nobiltà, clero, potere politico, economico, istituzionale, religioso, alla libertà come interiorità, come internità: il “cogito ergo sum” cartesiano, è il preciso paradigma della modernità. Un paradigma che prescindere dalle condizioni sociali reali, esterne per dare nuovo senso alla “libertà”, quella asociale, psicoanalitico, speculativo.

E’ una libertà fondata su processi individuali, “coscienze” interiori da far valere e ricercare, dove il contorno, la società (e il collettivo) non esiste più.

Bisogna fare i conti con il marxismo ortodosso caduto nella trappola ,quello dello Stato (e partito) Katéchon4 un errore su cui andrebbe fatto una discreta riflessione. Così come una discussione va aperta sull’individuo pre-potente e asociale.

Ma di questo se ne parla meglio in altro tomo.

 

 

LA SINISTRA RESIDUALE

La sinistra senza vision

Oggi la sinistra (auto-definita tale) sembra che operi senza una sua memoria storica e con analisi molto contraddittorie e raffazzonate.

Non ha riferimenti al passato se non in forma mitica. rimpiange il PCI. E pur trovandosi dentro una società complessa da molto tempo, non solo non fa analisi né dibattiti, questa sinistra ma opera per semplificazioni e approssimazioni e viaggia solo per slogan con niente dietro.

Quella che chiamiamo “sinistra” opera dentro un vuoto pneumatico in fatto di analisi, non riesce a distingue un potere capitalistico da quello finanziario, i diversi interessi conflittuali tra blocchi capitalisti, tra multinazionali e tra queste e la piccola industria; non vede l'espandersi di un potere proto-capitalistico che vive sulla rendita neo feudale. La deriva sulla rendita di molti capitali sia grandi che piccoli si estende a macchia d’olio come un cancro, distruggendo e asfissiando ovunque passa il presente tessuto produttivo.

La sinistra parla di capitalismo come un Moloc monocefalo, facendo enormierrori di semplificazione. Il capitalismo internazionale, e il capitalismo italiano in particolare, è tutto tranne che un monoblocco con coscienza di sé.

Succede che al Sud abbiamo - ma con punte importanti anche al nord - sistemi di produzione arcaici, ovvero di potere pre-capitalistico e borderline ma in qualche modo organici e funzionali al sistema delle lavorazioni industriali e della Grande Distribuzione.

Mentre questi arcaismi al Sud sono strutturali, atavici, al Nord sono il sintomo della regressione del capitalismo, la manifattura che si ritira dai territori lasciando attività precapitaliste o non capitaliste.

#FINE DELLA TEORIA DEI DUE TEMPI#

Economia della parabola discendente

Nonostante la forte contrazione, nel Nord permangono le PMI (Piccole e Medie Imprese) che vengono affiancate dalle Micro-imprese. Queste sono in prevalenza a conduzione familiare e occupano l’80% della manodopera. E’ l’“economia del tempo di mezzo”, né operai né borghesi. Qui la sinistra ha perso il suo “aggancio” con la manifattura sorta al posto della Grande fabbrica e dell’operaio-massa.

Piccoli produttori che in certi momenti e in certe zone possono anche entrare in competizione-conflitto con il grande capitalismo tradizionale o con la grande finanza. Nel primo caso in quanto sub-committenti e nel secondo caso nel rapporto con le banche. E sono diventati il bacino elettorale della Lega dopo essere stati a lungo martellati dalla sinistra istituzionale e da quella estrema che confonde questa piccola borgesia con la grande borghesia.

Il capitalismo che arretra dai territori fa a meno della mano d’opera; una parte di esso punta alla rendita monopolista (privatizzazione di servizi e beni comuni).

Con il ritrarsi del grande capitale verso il centro, la delocalizzazione e la deindustrializzazione hanno lasciato le periferie sguarnite senza fonti di reddito se non le forme pre-capitaliste o il pendolarismo per lo più di servizi verso il centro.

Ovunque questo genera in periferia un nuovo pauperismo che genera conflitti dalla Brexit in Inghilterra ai gilet in Francia (e, in Italia, come voto alla Lega e M5S), e si configura come un conflitto centro – periferia, il centro ricco, con buoni salari e la periferia involuta, povera e con bassi salari.

In una realtà in continua modificazione dove le nuove metropoli si configurano come città-Stato e le periferie che regrediscono dal capitalismo classico: tutto questo richiederebbe un’analisi profonda di queste realtà che dovrebbero essere il cuore del dibattito attuale.

Momento indispensabile alla “modificazione dello stato presente di cose”, ma invece trova aule deserte.

Sinistra di governo e sinistra seduta

Tutta la sinistra o non ha compreso il “lessico familiare” d'Italia o si gira dall'altra parte e fa finta di non vedere ed è in qualche modo complice del degrado. Vince la Lega? E’ stata solo più furba..adeguiamoci.

Abbiamo così una doppia “sinistra”, una sinistra conformista che pensa solo al metodo migliore per farsi eleggere. E abbiamo una sinistra genericamente, “alternativa”, che fa politica come se fosse una vertenza sindacale e si allea con altrettanti sindacati “alternativi” che fanno solo corporativismo estremo.

Non volendo farsi carico del problema strategico, una fetta consistente della sinistra sminuisce, semplifica il tutto e si attesta ad attività marginali nei centri sociali; oppure quella più strutturata lascia invece alla magistratura il compito di risolvere si singoli problemi (vertenze sul lavoro, inquinamento ambientale o questioni sociali). Entrambe le sinistre si rifiutano di ammettere che c'è invece un problema culturale-sociale-politico-economico da risolvere; segno che abbiamo una preoccupante “antropologia culturale” malata.

La via giuridica al comunismo

Questa sinistra minimalista a ondate santifica qualche magistrato che si è distinto nell'applicazione della legalità contro alcuni portenti, dipingendo questi magistrati “trasgressivi” come degli eroi capipopolo ed eleggendoli deputati, senatori o sindaci. In questo modo la sinistra svaporata crede di aver assolto il suo compito sociale e di deresponsabilizzarsi, di mettersi la coscienza in pace, poichè una volta l'ha delegato se ne lava le mani.

A quel punto sopraggiunge il duetto tra i media e il magistrato politico e tutto si trasforma tutto in uno spettacolo, in passerelle televisive. E tutto rimane come prima.

La lunga marcia verso lo Stato

Abbiamo anche una sinistra macondiana” (immobile, immutabile, ripetitiva) che, nonostante i costanti esiti elettorali da prefisso telefonico, continua indefessa, elezione dopo elezione, alla “conquista del potere Statale”. É' decisamente una strategia della “lunga marcia” che, a quanto pare, marcia interminabile.

Non è dato sapere se il fine è la conquista dello Stato cosa prelude, Lo si fa per la (co)gestire dello Stato? Credendo che attraverso questo passaggio si avrà la soluzione di tutti i mali che affliggono l'Italia? E non si capisce bene neppure perché insistono, nonostante che l’esito sia sempre quello: lo fanno per la conquista di una poltrona in parlamento?

Non si sa se questa sinistra prende per il culo se stessa o anche le masse? Perchè ad ogni campagna elettorale rispolverano i programmi della precedente.

Una sinistra che non ha assolutamente presente la complessità del capitalismo finanziario e globalizzato di oggi nè come questo è totalmente indipendente dal singolo Stato (a esclusione delle rendite autoctone); perseguita la cultura dell’operaio-massa senza l’operaio-massa, senza uno studio per la comprensione della nuova configurazione di classe nè della nuova complessa antropologia in atto. Non ha una strategia sullo Stato. Non ha la minima comprensione che ora abbiamo uno “Stato sottile” e “il palazzo d'inverno” è finito da un pezzo.

Una sinistra acefala che non sa rispondere alla domanda “che stato vogliamo”. Uno Stato “moderno”? Uno Stato liberal-borghese? Uno Stato keinesiano?  Uno Stato a socialismo reale? Oppure per l’estinzione dello Stato?

Perché agita il bastone solo contro il “liberismo” (capitalista), sottendendo che esista un capitalismo cattivo e uno buono?


1 Per una comprensione dell'aria da regime che si era creata nella società, si rimanda a “il proletariato non si è pentito” di Adriana Chiaia, (GiuseppeMaj editore 1984), che raccoglie documenti e testimonianze del “comitato contro la repressione” di quel periodo.

2 Fu l'inizio della diffusione delle droghe pesanti, soprattutto morfina a tappeto, sul piano legale furono messe sullo stesso piano di quelle leggere.

3 Ci fu anche il patto trucido tra Vaticano e banda della Magliana!

4 Katéchon nel senso cristiano dove San Paolo si riferisce a colui “che trattiene, frena, rallenta, dilaziona, differisce” l’avvento dell’Anticristo e, al contempo, dell’Apocalisse e della salvezza. Il Katéchon era incarnato insieme dall’auctoritas e dal potestas, dall’impero e dalla Chiesa che insieme avrebbero arginato l’avvento dell’anticristo. La legge civile insieme con la legge morale che dall’alto proteggono, conservano e dettano. Un sistema ordinatore che nella modernità fu incarnato nello Stato e nelle élite (politica, intellettuale, economica, finanziaria e burocratica); il Katéchon usato sia come argine al caos (l’Anticristo, l’anticapitalismo e l’anarchia) sia per gestire dall’alto l'intrinseca complessità “caotica” del Sistema.