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Category: GLI SPIRITI DELLA SOCIETA'
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vasilij kandinsky 593724.610x431IL SENSO DELLA VERGOGNA E DELLA COLPA COME FETICCI

Comprendi la matrice sociale e culturale, l'assetto antropologico di una società di un Paese, il collocare nello spazio-tempo i valori di tali “matrice” sono processi fondamentali per capire il presente e per proiettarsi nel futuro.

Nel 1944 durante la seconda guerra mondiale il Servizio Informazioni militari americane in previsione di occupare il Giappone, commissionato all'antropologa Ruth Fulton Benedict , lo studio sugli immigrati giapponesi per capire la mentalità del nemico e sapere come controllarlo.

Il risultato fu un famoso libro Il crisantemo e la spada reso pubblico nel 1946, nel quale per primo si utilizzò per prima la categoria sociologica “cultura della vergogna” (shame culture) tipica dell'oriente, contrapposta a cultura della colpa (guilt culture) propria dell'occidente.

Lo stesso schema di analisi sociale fu seguito dal filologo, antropologo e greco irlandese Eric Dodds per descrivere la società omerica ei modelli sociali su cui si basava, scompaginando quanto si era scritto a proposito delle società elleniche fino ad allora. La bibliografica su questo argomento è molto ampia 1 , in epoca a noi vicina il libro della sociologa Gabriella Turnaturi ( Vergogna , Feltrinelli, 2012 ) ci sembra riassuntivo e confacente ai nostri scopi .

I due modelli di società, “la società della vergogna” e “la società della colpa”, sono dei diritti umani dettati dai primi più dalla reputazione e dal consenso piuttosto che dalle norme come nel secondo caso. La vergogna, la paura dell'infamia agiscono come deterrenti per i cambiamenti socialmente meno auspicabili, diversamente il senso della colpa è il comportamento “corretto” tenuto alla paura delle condizioni stabilite dalla legge, dà luogo quindi alla società della colpa. Come ci suggerisce Antonio Carnevale, siamo “ fatti di norme ”, perché la vergogna e la colpa non sono fatti privati ​​dell'inconscio che riguarda solo la psicoterapia. Sono istituzioni sociali verticali, volte a contenere la trasgressione e stabilire il consenso.È un rapporto verticale società e / o Stato e l'individuo che passa attraverso gli istituti della vergogna e del senso di colpa.

LA VERGOGNA

Aspetti generali

In ogni “civiltà della vergogna” ci sono canoni e valori, modelli positivi di comportamento condivisi, la cui trasgressione o mancata adesione è venuta conseguenza la vergogna dell'individuo, il suo viversi nel disagio, la perdita dell'autostima in seguito al biasimo strutturale e reale dell'intera comunità e quindi all'emarginazione; è una sanzione che si ripercuote sia all'interno che all'esterno della persona. Subentrano meccanismi di appartenenza molto fisici e materiali; in questo modo il tessuto sociale tende a essere più uniti e coeso grazie a un sistema condiviso di valori.

Nascita sociale della vergogna

Il concetto di vergogna / onore è presente già nella società neolitica, come afferma l'etnografo Mauss parlando del dono, questo come 'fatto sociale totale' è strettamente intrecciata alla funzione di creazione e rafforzamento dei legami di onore all'interno delle relazioni.

Il “dono”, operando in una sfera sociale, toglie di instaurare, in positivo, un rapporto di riconoscimento-riconoscenza tra i contrasti e, in negativo, una minaccia di disonore per chi si rifiuta o si sottrae allo scambio di doni.

Per lo scambio di doni quanto il potenziale , la gara di distribuzione / distruzione di beni, sono articolati dalle tre norme fondamentali concatenate: obbligo di donare - obbligo di ricevere - obbligo di ricambiare '; il dono ad esse, o non onorare il dono richiamato in gioco l'onore delle persone in gioco.

 

Nella società occidentale, al tempo di Omero, i canoni ideali erano suggeriti dalla poesia epica, di cui fanno parte Iliade ed Odissea. Questi ideali cantati e raccontati erano uno strumento di trasmissione del patrimonio culturale, modelli di formazione culturale, un modo di tramandare la tradizione verso le nuove tecnologie.

Le regole di comportamento, nella società greca antica, e nella società analogica erano acquisite interiorizzate come parola del vicino, voce del popolo, che, in una seconda dei casi, riconosciuta dalle virtù o sanzionava nei confronti dei disdicevoli.

La poesia, con il canto delle gesta degli eroi e il commento della voce del popolo, replicato nei nascenti teatri, associato alla formazione del cittadino greco, omologato con gli altri membri della comunità, per farle diventare comunità di appartenenza alla polis .

Una delle ragioni per cui nella poesia greca gli errori degli eroi vengono spesso imputati a forze esterne, ad esempio alla volontà degli dei, è proprio nel bisogno di mantenere integro il mito e la funzione pedagogica dell'eroe.

I poemi omerici (L'Iliade sulla guerra di Troia e l'Odissea sul ritorno a Itaca di Ulisse) rispecchiano dunque i valori, l' etica della Società greca Agli Inizi dell'Età arcaica, anche sé Gli avvenimenti si collocano Nella Più antica micenea , nell'età degli eroi (verso la fine del 2 ° millennio ac).

L'erae della società omerica era stimolata dal suo ruolo, ma è quasi disponibile per via delle sue azioni e valuta

In antica Grecia l'insieme delle prestazioni eccellenti di cui l'era era era funzionale, definito la sua aretè , la sua virtù alla latina, l'appunto la sua eccellenza, il suo valore, che non è considerato tanto alla vita morale quanto piuttosto indica nobiltà, capacità, successo, imponenza.

L'ideale del tempo per l'uomo era l'eccellenza, l' aretè dove l'onore era perciò ancora più importante della vita. L'onore è legato alla buona reputazione e alla fama è necessario al compimento di azioni insigni, comporta un sentimento di autopercezione positiva dell'individuo da parte degli altri. Al contrario la vergogna è il sentimento che si prova di fronte a giudizi negativi.

Vergogna ed onore

Egualmente i cavalieri medioevali sono noti per il loro codice d'onore cavalleresco così come anche in Giappone i samurai per il bushido , il loro codice di condotta che contiene i principi e le norme morali.

Nell'Europa centrale e occidentale, nell'alto medioevo i sistemi di onore-moralità sono correlati alla struttura sociale divisa in ceti; sono legati ad una pluralità di uomini con tratti comuni economici politici e religiosi che si autoriconoscono e si esprimono nell'esigere una condotta di vita particolare da tutti coloro che vogliono appartenere a una data cerchia (come ci dice M. Weber); è l'onore di ceto che prevale e fa sì che ceti siano i portatori specifici di convenzioni e ancora di vita propri in quella parte d'Europa.

 Nell'area mediterranea invece le strutture di ceto non sono sviluppate, quello che prevalgono, come fulcro nelle politiche sociali, è stato il modello “familistico”, nella sua forma più o meno allargata derivata dalla gens romana.

L'idea di onore nel sud Europa riguarda più gruppi familiari, questi svolsero e in parte svolgono ancora, un ruolo importante nella società.

Il sistema normativo dell'onore negli ambiti familiari aveva una validità fortemente normativa, erano unità di autoregolazione e autocontrollo che è presente nella presenza dello Stato moderno.

Il familismo è una specie di super normatore unico, può dirsi sottostatali e pre o extragiuridico.

Questo prolungarsi del familismo 2 potrebbe spiegare perché nei paesi mediterranei, la modernità nel mezzogiorno ha sempre un faticato ad affermarsi.

Solo in tempi relativamente recenti nel Sud si sono allentati i valori dell'onore legati prevalentemente alle strategie matrimoniali, in onore della famiglia e sopratutto la verginità assumendo il ruolo di un “capitale simbolico” della famiglia; un mezzo di scambio che acconsente a tutta la famiglia di accedere a condizioni economiche migliori. Nel meridione infatti gli atti di violenza per difendere l'onore della famiglia erano ampiamente tollerati dalla legge 3 .

Il familismo senza vergogna

Pur mutando il target interessi degli ambiti familiari, questi, come "raggruppamento sociale" e identificazione economico-culturale permangono, e nei momenti di crisi come questi sono si sono variamente accentuati e hanno permeato e contaminati dal nord al sud Italia, le strutture statali, dalle cattedre universitarie ai primari ospedalieri, dalla giustizia all'esercito alla politica, alle strutture religiose, alle corporazioni, ai sindacati ecc. e tutta l'economia legale, semilegale ed illegale come i sistemi mafiosi (il famoso familismo amorale 4 ).

L'onore familiare di gruppi particolari come alcune corporazioni (certi partiti politici, lobby consolidate, massoneria compresa), è finalizzato alla loro autoconservazione, essi si collocano a metà strada tra la società e l'individuo, tra lo Stato e il cittadino per drenare risorse pubbliche o conquistare posizioni dominanti. Abbiamo così l'onore della famiglia, l'onore del commerciante, l'onore del professionista, l'onore del massone, l'onore del mafioso ecc.

Meccanica dell'onore

Nelle società della vergogna il pensiero e l'agire dell'uomo sono totalmente proiettati verso l'esterno; la sanzione per un comportamento errato non risiede nel senso d'indegnità che un uomo prova dentro di sé, ma nel biasimo della comunità. Pertanto, un comportamento non è considerato colpevole fino a quando non è stata accettata la disapprovazione della comunità, e la sanzione può anche risiedere separatamente nel senso di vergogna che affligge chi non si è mostrato L'altezza della sua fama e viene segnalata al pubblico disprezzo .

In questo tipo di società, dunque, il bene supremo non sta nell'avere una coscienza tranquilla, ma nella conquista della pubblica stima.

Ciò che interessa non è essere aristocratici, forti o coraggiosi ma essere riconosciuti dagli altri forti o coraggiosi: la gloria ( klšoj 5 )consiste nell'ammirazione tributata dalla comunità a una persona che abbia mostrato il suo valore davanti agli occhi di tutti. Di qui l'importanza che assume l'onore, che deriva dal pubblico riconoscimento.

La pena del disonore, l'orgoglio ferito sono legati al concetto di vergogna, come anche pudore e imbarazzo.

Dall'altra parte, l'onore, da cui deriva la gloria, che non è un concetto astratto, ma il risultato di atti e aggiornamenti concreti, in linea con la responsabilità dell'esecutore.

È chiaro che se l'eroe difende la comunità di cui fa parte, in situazione civile o in battaglia, la stessa comunità ricompensava l'eroe ricoprendolo di elogi e gloria.

 

La tragedia della vergogna

La vergogna e la reputazione pubblica, che sia la vergogna connessa con i convincimenti interiori, dei singoli, che quella connessa con il comune, della selezionata, sentita da tutti come vincolante ed immanente, è imbastito tutta tragedia greca.

Il ruolo della nascente tragedia greca per la prima volta nella storia, aveva come funzione la costruzione di sistemi etici - regolativi di massa.

( “Se però, ancora oggi, la colpa può apparire come molti come un'emozione più trasparente della vergogna, ciò è solo perché essi hanno un'immagine distorta del morale della vita, pensando che il sé sia ​​dotato di profilo etico sia Qualcosa di insensibile I Greci si distingué, invece, da una vergogna connessa con i convincimenti interiori della persona e Un'altra connessa con l'interesse collettivo relativamente alla STESSA. subito dei Torti e chiedono Riparazione, ma Una similitudine risp onsabilità non ci AIUTA uN Capire Quali Siano i Motivi che presentano in rapporto il tartaruga o il Danno subito con reclamo. " (B. Williams, Vergogna e bisogni , Il Mulino, Bologna) 2007.)

L'etica fondata sulla vergogna è già stata stigmatizzata già nella Repubblica di Platone, questo argomento è stato ripreso dal Kant illuminista, entrambi , infatti, anticipando il primato della ragion pura nella formazione pubblica del soggetto morale.

Con la modernità è lo Stato (da solo o con gli istituti affiliati, come i mass media, gli istituti religiosi, la scuola, la cultura) che assumono su sé il monopolio di decisione su cosa vergognarsi. E 'prevalentemente prerogativa degli Stati etici ( Hegel ), nei sistemi totalitari, che con l'ausilio di apparati complementari (religiosi, militari e di comunicazione), l'assunzione su di sé l'autorità di dettato normativa nella vita privata e nelle coscienze delle persone, definendo autoritariamente i modelli ei confini di ciò di cui bisogna vergognarsi sia in pubblico che dentro casa.

Più si cerca la perfetta coesione sociale, più il senso della vergogna deve essere codificato e normato.

Nella modernità nei vari sistemi statali più o meno totalitari, che sono succeduti nella storia dei mass media e dei sistemi religiosi sono soventi speculari al sistema integrato, non riflettono totalmente le necessità, sono la parte giustificatrice e presentatrice del modello imperiale.

I regimi sono democratici o meno non rinunciano mai all'uso della vergogna (vedasi il maccartismo 6 , o come are state turlupinate le sufragette in England per farle tacere, ma non serve andare molto in là con la storia, abbiamo usato molti altri).

L'imposizione della vergogna è spesso accompagnata dal terrorismo e dall'induzione alla paura, facendo largo utilizzo di strumenti di umiliazione pubblica, la gogna pubblica, ed esibizione del corpo vergognato.

La vergogna usata come strumento politico, spesso usato contro gli avversari, o per incentivare consensi, creando i famosi capri espiatori, lo straniero, le donne i gay, le minoranze etniche o religiose (zingari ed ebrei), o semplici dissidenti è tra i più subdoli e perfidi meccanismi.

Ribadiamo, l'istituto della vergogna riporta sempre una relazione di potere, indicata dalla cala sociale in cui viene applicata; anche nel più elementare rapporto tra un padre (o adulto) verso un bambino, per riprenderlo da una marachella dicendogli la semplice fra “dovresti vergognarti!”, sta certo educando, ma sta anche esercitando un esercizio di potere e come tale vergogna e usato usato con molta parsimonia.

La vergogna negativa

Come già detto, la cultura di vergogna, bisogna sottolinearlo, ha la forza di condizionamento fortemente gli impulsi personali di un individuo e lo indirizza verso gli conformisti, nel senso che egli tende ad applicare secondo gli schemi precostituiti dall'esterno, dai quali non osa discostarsi per non essere biasimato dalla comunità ed essere emarginato. Ci si può vergognare da soli e per lungo tempo.

Altro fattore che va segnalato è il suo uso nelle società patriarcali e classiste, dove servire incutere il senso di vergogna da parte dei maschi o dei ceti abbienti verso le femmine dei ceti marginali come zingari, barboni o immigrati, che si risolve nel controllo dei sistemi e acquisiti.

Copiosissima è la letteratura che descrive l'uso scellerato della vergogna, da Machiavelli a Manzoni, da Verga a D'annunzio, da Deledda a Pavese, da Tolstoij a Hawthorne (lettera scarlatta) da Omero a Nicolas Ray; tutti descrivono i drammi degli effetti censori della vergogna nel contesto sociale. Effetti che per lo più riguardano da un lato il controllo sul corpo delle donne, la loro sfera sessuale e la violazione dell’amore illecito; dall’altro l’ambito culturale nelle sue forme diverse che sfidano la cultura dominante, di chi resiste o non si allinea.

La vergogna positiva

La vergogna è sempre il segnale della violazione delle regole di condotta alle quali personalmente aderisce, e si teme il discredito, il biasimo, per essere usciti dal controllo convenzionale, il problema è da una parte chi gestisce e orienta le convenzioni la collettività, un ceto o una classe, e dall'altra questa pratica non bisogna mai ledere il rispetto della persona.

Perché la vergogna è un'emozione sempre dolorosa e annichilente, ma che essa può tuttavia concorrere ad alimenti buone pratiche sociali. È il caso della vergogna “preventiva” che tratti le azioni riprovevoli e può impedire di diventare antisociali.

Parliamo dell'aiuto di Aristotele dell'Etica Nicomachea , che dissuade dall'agire in maniera antisociale in modo preventivo. Un meccanismo collettivo che tende ad agire nel “riprobo” il moto indispensabile per reagire e intraprendere concreti tentativi di cambiamento più sociali.

 

E 'sempre un terreno scivoloso perché la vergogna presuppone un altro giudicante reale o immaginario che sia. L'individuo può essere deriso o respinto o immaginare di esserlo, c'è sempre l'emozione che accompagna l'auto-valutazione di un fallimento globale del rispetto di un canone, scopi o modelli di condotta condivisi con gli altri, e non è detto che questi sono sempre più giusti.

Un buon uso della vergogna è quello che cerca di riflettere su se stesso, che riflette sul passato, spinge a cavalcare il presente e progettare in maniera nuova il futuro, è questo può investire la collettività o la singolarità.

 La versione costruttiva della vergogna che riguarda i singoli è quando, al posto di chiudersi in se stessi, soffrire in silenzio, sprofondare nella depressione, li induce a riflettere e li fa passare tutto l' aspirazione , per dirla con Martha Nussbaum , ovvero puntare al miglioramento della persona. La vergogna essendo un'emozione accompagnata dal dolore, in questo caso una funzione dissuasiva, preventiva, fa sì che non vogliamo provarla nuovamente con il suo carico di sofferenza. Si rompe quindi con un vecchio modo di essere se stessi, si condivide il problema con i propri simili generando un rinnovamento, una osservazione sociale del proprio ruolo;allora la vergogna ci spinge fuori dalle nostre case e si coniuga con un'altra emozione fondamentale, l'indignazione, trasformando noi stessi contemporaneamente a ciò che ci sta intorno.

Poi c'è la vergogna collettiva, quella che riflette sugli errori comuni riguardante il sopratutto la collettività e attraverso un dibattito pubblico ', ma anche la possibilità di immaginare insieme un futuro migliore senza ombre.

In Italia non è mai stato praticato questo tipo di autocoscienza sociale, dai tempi dei Borboni, uomini che meno nel moderno. dopo il fascismo, la nostra classe dirigente si è sempre autoassolta dal suo colpe e dalle sue vergogne.

Per questo ne paghiamo le conseguenze, siamo destinati a ripetere le vergogne.

 

LA COLPA

La “cultura di colpa” in una società si trova quando un uomo agisce in modo contrario al codice di comportamento imposto dalla società in cui vive e / o dalla sua morale religiosa, dove, anche se riesce a evitare una sanzione penale, tende a riconoscere il proprio comportamento come errato e prova rimorso.

Questo ricorso alla colpa si dà sopratutto quando una società è regolata dall'imposizione di divisioni poste dall'alto, sia compreso compreso sia da soggetto da un “divino”, da una autorità, da uno Stato o da genitori. Non ha importanza se gli istituti che dominano, che esercitano il controllo, siano immaginari o reali (religioni, autorità o Stati).

Le autorità o superiorità divina ritengono offesi dalle trasgressioni e non tollerano le regole che violano le regole ("divine" o sociali) riconducibili al loro ordine, sopratutto se descritte in discussione i loro precetti e attraverso di questi, che minano la loro autorità.

Spesso le società si dotano di istituti appositi per la somministrazione della colpa (per mediamente danno, trasgredito norme morali o disubbidito ad ordini) e amministrano le normative: tribunali, carceri, eserciti (sono tutti gli impianti finanziari (foucaultiani)).

La colpa e la mediazione con il sacro

Nel Simposio Platone  stabilito il demone, una nuova potenza divina maschile o femminile che tuttavia non è oggetto di culto, è un dio negativo. Tant'è che secondo lui dopo la generazione aurea , tutti gli uomini, ad un certo punto, cominciamo a credere all'esistenza di certi requisiti che hanno la funzione di mediatori tra Dio e il mondo che si collocano a metà strada fra il Divino e l'articolo che è umano, con la funzione di intermediazione tra queste due dimensioni.

Fino a quando gli “spiriti guida” erano l'interpretazione dei sogni, o riti sciamanici che invocavano gli antenati, il senso della colpa quando c'era, ma era circoscritto alla sfera dell'interpersonale.

Il sentimento della colpa diventa un problema quando questi intermediari con il divino si istituzionalizzano e diventano veri feticci.

Dodds segnala la svolta importante per la qualificazione del feto della colpa a partire da Origene e dagli apologisti i quali, nel tentativo di razionalizzare la dottrina cristiana, presero molto dalla filosofia platonica e neoplatonica credendo che essa fosse propedeutica alla vera filosofia divina.

Dodds ci descrive il momento travagliato del passaggio dal paganesimo al cristianesimo che va dall’ascesa al trono di Marco Aurelio alla conversione di Costantino, è periodo in cui il mondo precipita nella decadenza materiale. È una vera e propria epoca di angoscia, perché ciò che conta per l’uomo di quel tempo non sono più i valori materiali e morali, ma l’idea di infinito e di salvezza; cristiani e pagani, secondo una nota tesi storiografica, sono impegnati a pensare più a se stessi che alla realtà esteriore: “gli uomini stavano cessando di osservare il mondo esterno e di cercare di capirlo, utilizzarlo o migliorarlo: essi erano portati a pensare a se stessi…L’idea della bellezza dei cieli e del mondo passò di moda, e fu sostituita da quella dell’infinito”. L’autore tratta questo argomento con l’intento di poter essere di interesse specialmente a chiunque non abbia ancora “una conoscenza specifica del pensiero antico o della teologia cristiana”.

Infatti nel primo capitolo dell'autore, rifacendosi alle parole di Cipriano, contemporaneo di Plotino, afferma che in quell'epoca il mondo “.. annuncia la propria dissoluzione. Gli agricoltori stanno sparendo dalla campagna, i commercianti dal mare, i soldati dai campi di battaglia; tutta l'onestà negli affari, tutta la giustizia nei tribunali, tutta la solidarietà nell'amicizia, tutta l'abilità nelle arti, tute le norme della morale, tutto, tutto sta scomparendo ”.

Conseguentemente anche l'uomo interiore, secondo l'autore, imprigionato nei vortici di questa crisi di decadenza materiale, si sente alienato e straniero. Significativo è il suo riferimento a Diogneto , in cui viene espresso bene la condizione dei cristiani che, pur essendo nel mondo, non amano le cose del mondo, in quanto ogni paese è per loro straniero. Questo senso di alienazione si avverte anche in Marco Aurelio, di cui l'autore segnala la citazione: Tutta la vita del corpo è un fiume che scorre, tutta la vita della sua mente sogno e delirio; la sua esistenza è una guerra e un soggiorno in terra straniera ”.

Caratteristiche della “colpa”

Una differenza della vergogna che è un marchio definitivo, l'emozione della colpa è attiva e si può riparare o estinguere, è un'emozione privata, non pubblica come la vergogna.

Un altro aspetto che differenzia la colpa dalla vergogna è il ruolo giocato dagli attori. Il latore della colpa assume un ruolo passivo, è la “vittima”, colui che subisce gli effetti negativi del comportamento disdicevole; la sentenza è data da un'autorità e la condanna deve essere riparatoria. La colpa, inoltre, una differenza della vergogna, è personale, non è un'emozione “vicaria”, nel senso che non posso sentirmi in colpa per atti commessi da altri e sentirmi responsabile al posto loro, mentre posso vergognarmi del comportamento di un ' altra persona.

La colpa appartiene più al registro della trasgressione, la colpa è una sua condanna e /o l'autocondanna) e, quando è possibile, alla riparazione del danno.

Nel senso di colpa c'è la condanna interiore tipica del peccato, ovvero una persona può sentirsi in colpa anche se nessuno è alla corrente del comportamento che ha provocato il senso di colpa. Il rimorso è un'emozione sperimentata da chi ritiene di aver tenuto le azioni o cercate contrari al proprio codice morale (spesso sussunto dal “senso comune” dominante). Il rimorso produce il senso di colpa.

Il rimpianto è un senso di colpa per qualcosa che è sicuramente utile, e non è fatto, per occasioni perdute, non colte.

Il senso di colpa a differenza della vergogna non è un giudizio globale che colpisce il sé nella sua interezza, la persona propria o il gruppo di appartenenza, perché è collegato a determinate azioni e confronti circoscritti.

Le imposte da colpe

La società greca antica regolava “le colpe” risolvendole tramite la vendetta privata. Le funzioni della vendetta erano essenzialmente tre: osare la soddisfazione alla vittima, compensare il dolore che provocava nei membri del gruppo della vittima e reintegrare l'onore perduto o intaccato. Secondo le leggi di Dracone (VII secolo aC) segnano una rivoluzione profonda: l'osservanza delle regole di comportamento vincolanti non sono più sanzionate dalla vendetta privata, ma dall'applicazione delle pene controllate dalla città.

Nella nascente polis , l'antica prassi della vendetta mantenuta regolata e sottoposta al controllo pubblico. Rispetto al periodo precedente, la situazione è avvenuta mutata. La polis diventa controllore dell'uso della forza esercitata dalla parte lesa, con il tempo diventa tramite il titolare del diritto di usare questa forza sanzionatoria (con il consolidamento dello Stato moderno).

 

La colpa quando oltrepassa la dimensione interpersonale radicale da una forza controllata sovrapotente, infinita e produttrice di paura e terrore, la quale, attraverso essa assoggetta, produce un diverso legame “sociale” che è di dipendenza, sacrale, dionisiaco, basato sul timore irrazionale.

La paura del dolore e di sofferenze che si raggruma intorno all'istituto della colpa, il terrificante, e ha riscontrato il suo apice nella narrazione delle religioni monoteiste.

Infatti il ​​peccato originale ci pone, la colpa primeva , fin dalla nascita, ci pone in perenne debito con il Supremo.

È un'idea di umanità fondata sulla colpa come fatto ontologico ed etico. (Criterio ontologico non molto diverso dalla moderna economia monetaria colomba del peso dell'enorme debito pubblico monetario sulla testa di ogni cittadino sia esso in fasce o inabile al di là di ogni sua colpa o responsabilità).

Nel periodo di formazione della società della colpa, nel suo processo di universalizzazione delle norme e dei valori, Simmel sottolinea il ruolo della teologia e dell'etica cristiane. Nell'Europa premoderna la Chiesa, con la cultura della "coscienza individuale" della teologia medievale, pone le sue radici.

La “coscienza” sembra essere stata considerata la potenza culturale ad un opposto rispetto al valore dell'onore, sia trasponendolo nell'aldilà (sia solo un Dio va tributato onore), sia abolendo tutte le barriere sociali in quanto minacciavano di relativizzare i comandamenti cristiani , valido non solo per il popolo ebraico, ma allo stesso modo per tutti gli altri popoli.

La colpa universale

In questo modo è creato una società con dipendenza radicale soggettiva-oggettiva, perché indica che è ontologicamente dipendente dal supremo di là delle proprie azioni o manchevolezze. Una tale dipendenza è, al tempo stesso, soggettiva e oggettiva: sia perché opera nel vissuto della coscienza, sia perché oggettivamente condiziona i soggetti sottoposti. Il racconto di dipendenza è trascendente perché accade anche prima del livello della coscienza e precede il costituirsi del pensiero cognitivo, condiziona la libertà nei limiti stabiliti imposti dalla presenza del sovrapotente.

Il debito di tal fatta, sacralizzato, si colloca negli interstizi del desiderio, della voglia di amore, del bisogno, del pensiero sociale, determinando il tipo di relazioni sociali e la qualità dei rapporti umani (nei modelli relazionali fra gli uomini) e nel livello della qualità della conoscenza (modelli epistemologici delle scienze).

Il siffatto istituto della colpa frantuma le precedenti interdipendenze sociali del cum , e crea una moltitudine di soggetti io-persona, dove anche Dio si fa super-persona (nella religione non coinvolta nei cittadini ma le persone); è la fede, il comune e la relazione individuale con il superpotente che diventa il cemento sociale, ciò che tiene insieme la società.

Si è “liberata” la persona super-io, è diventata autocosciente e intelligente solo perché un terrore più grande si è prodotto per tenere insieme le persone con io ipertrofico: il senso di colpa.

Quello che voleva essere l'emancipazione umana, razionale, universale, dalla mitologia, dagli sciamani e dal mistico-esoterico è diventato solo una gabbia più grande.

Mentre nella cultura della vergogna, ciò che considera gli altri del comportamento del soggetto è più importante di ciò che ne pensa il soggetto stesso, la situazione è totalmente ribaltata nella cultura della colpa, che presuppone un tipo di interiorità individuale (la super coscienza) da parte dell'individuo-soggetto un pensatore consapevole del proprio comportamento e delle proprie intenzioni che ritiene qualche modo superiore a ciò che è considerato e che dicono gli altri suoi pari.

Con l'invenzione della “coscienza individuale”, la colpa per l'uomo occidentale diventa universale, appartiene a tutti a prescindere dalla cultura o dal credo religioso (o Stato) di appartenenza.

Colpa e strutture sociali

Il secondo aspetto riguarda la differenziazione istituzionale del diritto. Nello schema evolutivo di G. Simmel , alla fase contraddistinta dal sistema normativo dell'onore corrisposto, sul piano istituzionale, una certificazione prestatale, sub-extra amministrativa dei conflitti, con le relative forme di sanzione per i cambiamenti devianti.

Il XIX secolo, soprattutto nell'Europa calvinista e luterana, forse a causa del rapporto più diretto dell'io con Dio, ha portato ad un dibattito sull'interiore interiore indubbiamente più ricco rispetto a quello dei cattolici, che ha generato, più velocemente che da noi, una progressiva de-corporativizzazione della società organizzata in ceti, e di conseguenza le comunità premoderne (ceti, le comunità di villaggio, le gilde, ecc.) hanno ceduto allo Stato - la nuova figura del super potente- le loro funzioni normative con largo anticipo rispetto alle culture cattoliche.

Queste ultime culture, centrate sulla mediazione con Dio attraverso l'apparato ecclesiastico con l'istituto della confessione-assoluzione e le strutture premoderne integrano il nucleo familiare, nei fatti non hanno mai ceduto completamente allo Stato tutte le funzioni normative.

L'uso della colpa come debito: la democrazia della colpa

Una domanda retorica, può esistere una religione o uno Stato senza protezione della colpa?

Nel pre-capitalismo l'era della colpa-debito nei confronti di un essere immaginario, il divino o negli spiriti per la cultura animista; e, come ci segnala Max Weber, il capitalismo nella sua forma moderna nasce dalla concezione calvinista della grazia e del peccato per poi secolarizzarsi in ideologia profana.

Il capitalismo può considerarsi quindi in sé alla stregua di una religione, privo di dogmi sacri, ma dalla legge implacabile che si snoda attraverso la connessione religiosa tra debito economico e colpa. Per la lingua germanica colpa e debito hanno la stessa parola Schuld ! " Il capitalismo è un culto che non richiede espiazione, ma produce colpa e debito" (1921 Walter Benjamin).

Per lo Stato moderno il dispositivo della colpa molto spesso è funzionale alle tasse che non servono ad erogare servizi ma ad un trasferimento della ricchezza rastrellata dai meno abbienti ai ceti abbienti, cosa che accade sopratutto con il famoso “debito pubblico”; un debito fatto da chi era prima di noi, e sarà sopo di noi. Il debito "pesa" è indistintamente anche sui nascituri, e si protrae da generazione in generazione come il peccato originale.

Intorno al nuovo secolo, il modello americano del debito da marginale e secondario, è diventato la forma principale dello sviluppo del consumo. Il debito è diventato tramite il modello economico dominante. Accanto al debito pubblico, con la più recente finanziarizzazione della vita quotidiana, a partire dall'America, abbiamo ricevuto la "democratizzazione del credito", che ha prodotto uno stato di indebitamento generalizzato come status sociale. Ognuno è per definizione anzitutto un debitore, si parte da giovani per che si indebitano per pagarsi gli studi al collage, e prosegue da adulto attraverso le carte di credito.In America con Reagan, per incentivare il consumo, il ceto medio americano (il lavoratore) è stato espresso in un caso di acquisto che non ha mai avuto bisogno di pagare segnando così una crisi planetaria sui debiti (diventati subprime ) inesigibili.

Il debito come colpa nell'indebitamento planetario segna la più recente fase del capitalismo contemporaneo.

Nel nuovo secolo di è dato assegnato in modo esponenziale sia il debito privato (in Italia sopratutto aziendale, quello diventato “inesigibile” e ha condotto al fallimento di molte banche), e congiuntamente del debito pubblico (il debito sovrano).

Questa finanziarizzazione della vita quotidiana, ha notevolmente accentuato la democrazia della colpa sia dei cittadini-sudditi, che degli "Stati sudditi" in quanto questi sono in perenne debito nei confronti dell'FMI e delle grandi banche degli imperi.

La recente vicenda del debito tra Germania e Grecia è un esempio esemplificativo di un livello interstatale, il debito, la sua religione, attualmente usato come una frusta per spremere profitto. Non è una novità, in precedenza l'imperialismo americano ha fatto analoghe operazioni in Sud America e in Africa.

Colpa e conflitto sociale

Nelle relazioni interpersonali, se qualcuno commette un'efferatezza contro un'altra persona si può considerare giusta la rivendicazione che le vittorie avanzano nei suoi confronti, così come la rabbia e l'indignazione rivolte verso gli atti che un soggetto ha commesso. Il danno provocato è definibile nei termini di conseguenza a un atto (o una serie di atti) volontari. Ma sotto questa apparente pacifica supposizione, qualcosa non funziona.

La moderna teoria giusnaturalistica, crede che nell'istituto della colpa esista un'emozione ben più trasparente rispetto a quella più aleatoria della vergogna, e ha reso “scientifico” il trattamento della colpa. Ha oggettivizzato la colpa, ne regolamenta l'uso attraverso leggi, sentenze di tribunali e apparati (ministero della giustizia). E 'anche un fatto concettualmente tenuto separato (da reprimere) dalla persona (Beccaria), e dall'immagine che il soggetto ha di se stesso compiendo quell'azione.

La riparazione della colpa è stabilita in un tempo “oggettivo”, newtoniano, con la garanzia della libertà del reo.

Il sentimento della colpa è così monetizzato, il tempo è come il denaro che ripara il tartaruga.

Si crea in questo modo, sulla base di postulati assolutamente ideologici, in un sistema di regole sociali il potere.

La colpa e le istituzioni

Anche la colpa, è un tipico strumento degli apparati di dominio, per norma è usato sia da singoli che da collettività più complessa (tra le esperienze e gli Stati sudditi).

La società, alienando a “terzi” (il superpotente) la possibilità di dirimere nei torti sociali (con tribunali e giudici), non sembra aver avuto un buon esito né nel microcosmo delle singole persone né nel macrocosmo, sia esse correlate tra le strutture infra - religi; infatti le guerre tra Stati e tra le religioni sono da millenni sempre motivo di rapina e distruzione.

 La colpa nel postmoderno

Il meccanismo di generazione del senso di colpa non può essere abolito totalmente e non lo si può alienare un “corpi separati” che tanto separati non sono, perché sono sempre un corpo al servizio delle classi dominanti; un istituto indispensabile per la normazione sociale secondo le loro regole. Il “tribunale è la razionalità della ragione”, almeno per la dialettica kantiana illuminista, dove, il pensiero morale in astratto è oggettiva in sentenze.

Tuttavia l'idea di una unica ragione, di una unica verità cozzano con le molteplici ragioni e verità del presente che criticano e fanno sminuire i criteri semplicisti sia della “libertà negativa” che della “libertà positiva” o della società del “riccio e la volpe” ( Isaiah Berlin 7 ), filosofie classiche usate nei tribunali del mondo.

Ma la caduta della vecchia borghesia gotica che si identificava nello Stato come unico, monopolistico, dispensatore della “colpa”, dove usciva un mondo fatto da bianco e nero; ha comportato anche lo sfarinamento del senso della colpa perentorio, istituzionale.

Nel postmoderno il criterio della colpa esercitata nei tribunali non (cerca) segue più un criterio di razionalità, della ragione (presunta universale), “naturalistica” come nella narrazione moderna, ma sentenzia le “colpe” riferite ad una faziosa, particolare cerchia di appartenenza (di riferimento) sociale che compongono la galassia dei ceti dominanti del post moderno. E 'un senso di colpa collocato fuori dai nuclei fondativi originali dell'illuminismo, la “colpa” postmoderna è frutto della politica di scontro tra ceti dominanti (rendita, monopoli, industria medio piccola), e tra questi e gli indebitati a vita.

Premesso che, in tutto i tempi, l'essere essere ceto dirigente o subalterno, fondare una banca o rapinarla, fondare un cartello monopolista, o una associazione a delinquere, il senso di colpa istituzionale, non vale mai di per sé come fatto oggettivo, riferito a una società di “ricci” o di “volpi”, e diverso solo se fatto da un bancario o da un pauperizzato.

Per quale sia per esempio che un immigrato è più sancito da chi sottrae in modo fraudolento fondi consistenti allo Stato, oppure tra chi elude patrimoni o fa fallire banche rispetto a chi ha un'impresa e sbagliata una fattura.

Nell'era della postverità, la colpa non è più una “monade” sociale riconosciuta socialmente che stabilisce il fondamento e il grado di inserimento all'interno dei canoni sociali “collettivi” (norme interiorizzate dalla comunità umana di cui si fa riferimento o di riferimento come un tempo); ma una variabile che corrisponde all'essere essere ceto dirigente o subalterno. Fare il furto, un'associazione a delinquere, o fare distrazioni di fondi bancari, il senso di colpa istituzionale, non vale per sé come fatto oggettivo, o riferito a una società di “ricci” o di “volpi” 8 , tutto dipende dalla provenienza sociale, dall'essere un bancario o da un pauperizzato.

L'autogestione del senso della colpa

Un terreno “alternativo” all'ideologia della colpa non è una nostra conoscenza, è una materia poco trattata, e servirebbe altri approfondimenti. Si segnala che potrebbe essere un buon esempio di autodeterminazione meno alienante del seno della colpa, viene da alcuni etnie di zingari. Nelle circostanze di disputa tra le persone, per una qualunque contestazione (furti, offese, ecc), i contendenti convengono noti per la scelta di un “giudice” persona che va bene e entrambi i "contendenti", e che ritengono "giusto" e affidabile nei giudizi. In genere è una persona selezionata la saggia e l'autorevole si è conquistata nel campo della fama di persona incorruttibile.

Tendenze

Dall'antico senso della colpa legato alla protezione della proprietà, e alla subordinazione (proprietà terriera prima e proprietà delle industrie dopo, all'osservanza delle gerarchie nel conflitto di classe), nel postmoderno, da un lato profitto e del denaro, dall'altro si è tornato in parte alle autoproduzioni normative diviso per ceti, per ordini professionali (politici, avvocati, giornalisti, tassisti, dipendenti pubblici, operai a tempo determinato); con soluzioni più weberiani di classe, dovunque si adegua e un proprio ceto di riferimento, al di fuori di interessi materiali.

Più in generale, si è avuto lo smagrimento morale e materiale delle grandi istituzioni e sembra si sia passati ad una legalità percepita che deve tutelare gli organismi mondani della persona e la sua zona ex- privata e cioè l'apparire, la tutela dell'immagine di per sé, l'esibizione del proprio corpo come feticcio dentro un nuovo narcisismo barocco (piercing, tatuaggi, plastica chirurgica ...).

Infatti, poiché viviamo in contesti di vita dove siamo immersi da continuare informazioni sulla criticità di noi stessi e dei nostri partner d'interazione, anticipiamo nella nostra mente le conseguenze negative dovute al presunto fallimento di fronte a un pubblico.

Non è più il non-sapere, il non essere scolarizzato che genera la vergogna, ma lo sguardo fuori dall'estetica omologante del ceto di riferimento, non è completo per i canoni estetici di riferimento. Siamo di fronte ad un tipo di vergogna che nel passato era assolutamente secondario, ma che oggi è alla ribalta. Una vergogna che lavora sul corpo femminile sussunto da parte delle donne stesse, che si considera autonoma nell'eseguire. Ma come spesso succede spesso gesti compiuti in apparente autonomia nascondono in realtà un modello sociale vessatorio e sessista. Il nascondere il proprio corpo, le mani il viso o l'opposto sottoporsi alle operazioni di chirurgia estetica per un modello da rivista che non funziona (perché modificate con P hotoshop ).

Si usa portare il velo islamico o all'estremo opposto, fare la chirurgia e agire estetica, al solo scopo di sentirsi parte della società di riferimento, che è una società marcata dal dominio del linguaggio maschile. Ciascuna società di riferimento anche se è più o meno asimmetrica, produce comunque codici, rappresentazioni, e in base al rispetto di detti codici si ha l'inclusione di esclusione da questa. La vergogna gioca un ruolo chiave nel desiderio di sentirsi inclusi o esclusi dal gruppo di riferimento.

Una donna fuori dagli standard canonici di bellezza, nei nostri media occidentali televisivi, non ha accesso e successo, invece un uomo magari bolso, pieno di rughe, che parla maschile e spesso è ignorante, riempie i nostri palinsesti.

Tendenzialmente in occidente sembra che la vergogna non venga più esibita come prima, ma sempre più nascosta. Esistono ancora individui e gruppi sociali che provano vergogna alla maniera classica, in zona rurale e tra gli immigrati; ma dove arriva la globalizzazione la vergogna si trova connessa sempre di più con le condizioni materiali (reddito), con il proprio fisico, con il frequente o meno i posti clou, o il calcolo alla nozione di prestazione (la disabilità, la vecchiaia, l 'apparire vecchi). Oggi ci si vergogna molto più di un tempo di essere poveri, di non avere un corpo secondo gli standard, di essere malati, deboli, fragili, dipendenti da altri.

Molto di questo fenomeno può essere ricondotto alla società dello spettacolo in cui viviamo, e al consumismo. Non avere un corpo rispondente ai canoni della pubblicità, non ottenere pochi secondi di gloria in TV, non essere fornito di conquistare una buona posizione come consumatori nel mercato, non avere l'ultimo telefono o l'abito griffato.

Viviamo in una società che vuole tutti felici, spensierati, giovani, vincenti e sani (R. Tamurri).

Oggi non è la mente che si “auto” norma attraverso la vergogna ma sopratutto il corpo, o meglio sono i processi di normazione sociale che passano attraverso il narcisismo e investono particolarmente il corpo, e il rapporto con il corpo.

Ormai il corpo non è più un oggetto, bensì un soggetto. Lo chiamo l'io-corpo. Quasi come se fossimo interamente corpo, tutte le attenzioni e tensioni e causa di felicità e infelicità sono depositate in esso, che deve essere sempre una norma, secondo canoni decisi altrove. In tale esasperante attenzione e costruzione del corpo non vi è differenza tra maschi e femmine. Si è diffusa una patologia promozionale da onnipotenza, in forza della quale il corpo viene delegato a parlare per noi. Sempre più afasici, lasciamo che sia il corpo a mandare segnali. Attraverso il corpo viene alla luce un altro dei paradossi odierni: nella società che esalta la realizzazione assoluta dell'io, nulla è più conformista di tale idea di realizzazione.Siamo chiamati a costruire un corpo “a norma”, Felic i tà STESSA E installato Secondo diktat, Secondo di serie, nella base di un Quella Che chiamo “autenticità standardizzata”. Paradossalmente l'individualismo esasperato conduce al massimo del conformismo. Infatti il ​​titolo del libro doveva essere originariamente Così fan tutti ” (G. Turnaturi).

Nasce la parte consumistica del soggetto io-corpo come parte della norma auto, collegata al consumo narcisistico di prodotti per apparire tutti uguali. E che crea in qualche modo ordine sociale.

Si vive così l'illusione che sia possibile attraverso il consumo e l'estetica del corpo di sanare la lesione che ci fa sentire estranei alla società atomizzata dei soggetti senza cum, senza comunità.

È così il desiderio di appartenenza è mutuato dal consumo, esso è un vettore di scambio erotico-amoroso che sintetizza la relazione sociale liquida, che si realizza con una serie illimitata di partner umani (sesso come consumo) e non umani (notorietà, droga, cibo, alcool, psicofarmaci, realtà virtuali, ecc).

L'essere particolari consumatori del corpo esce dal riconoscimento ideologico con il ceto di appartenenza (donna, maschio, giovane, adulto, trendy, punk ecc.).

Conclusioni

Gli istituti sociali vengono dalla vergogna e la colpa non bisogna mai considerare neutri o semplici strumenti da conquistare registrati intatta la loro carica. E sopratutto non andrebbero lasciati in mano al potere, ai media, agli apparati ancillari come gli intellettuali del sistema e gli uomini che meno agli apparati religiosi, essi sono le sharie islamiche (l'apoteosi dell'ISIS), quelle ebraiche (i fondamentalisti in Israele), o quelle cattoliche che non si rassegnano a vedere uno Stato non confessionale (e si intromettono sia chiedendo sostentamento a scatola chiusa, sia sulle questioni etico-morali che li vedono in prima fila opprimere le minoranze); sono tutti accomunati dalla chiamata da Dio per imporre morali ed etiche sociali universali al mondo.

I feticci sono ideologie

La vergogna e la colpa sono tutti gli effetti ideologici, dei linguaggi, dei feticci prodotti dalle istituzioni sociali, dalle classi dominanti, attraverso il controllo dei gesti, l'estetica e il consumo del corpo, hanno il ruolo di "narrante", che " interroga le persone”( L . Althusser ), con cui ristabiliscono ordine sociale, Regole, Il Sistema di Poteri e gerarchie socialmente accettabili.

Parafrasando Gramsci sulle ideologie 9 , la vergogna e la colpa definiscono i soggetti nella loro pluralità di piani di azione. Sono uno dei luoghi di costituzione di un tipo di soggettività sociale, un luogo nel quale continuamente i soggetti vivono e interagiscono tramite le scelte etiche e morali e culturali della classe dominante e istruiscono la vita di tutti i giorni.

E come tutte le ideologie anche queste sono organizzate in apparati, trincee e casematte, e come tali anche queste devono essere il terreno di scontro di scontro di ideologie diverse.

Purtroppo questa sinistra su questo tema non ha mai sviluppato anticorpi in questa direzione, anzi nei suoi apparati e sistemi organizzati non hanno mai fatto né fatto un uso spregiudicato.

Antonio Savino 2018


1 ER Dodds, The Greeks and the Irrational , Berkeley, University of California Press, 1951. -Á Heller, Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalità , Editori Riuniti, Roma 1985. Segnaliamo anche: MC Nussbaum, Nascondere l ' umanità . Il disgusto , la vergogna , la legge , tr. Esso. di C. Corradi, Carocci, Roma 2005, pag. 208.,. Williams, Vergogna e necessità , tr. Esso. di M. Serra, il Mulino, Bologna 2007

2 Vincolo di solidarietà che lega i membri di una stessa famiglia prevalendo su quello sociale. Concezione che assolutizza i legami familiari arrivando all'estraniamento dalle responsabilità sociali.

3 Le norme d'onore dal Codice penale italiano sono state eliminate con molto ritardo rispetto ad altri paesi. La causa d'onore è stata attenuante da una serie di reati, tra cui l'omicidio con la legge del 5/8/1981, n. 442, che ha abolito gli artt. 544, 587 e 592; v. Guerrini, 1982).

  1. 4 Familismo amorale concetto sociologico incluso da Edward C. Banfield nesuo libro “ La base morale di una società arretrata” del1958 quando la solidarietà tra membri di un gruppo al di fuori dell'organizzazione sociale, sono uniti da un patto di sangue a vincoli elencati consistenti nell'ubbidienza gerarchica e nell'omertà in difesa degli altri affiliati (le varie forme di mafia)

5 O klèos (k. Di Telemaco) inteso come atto che si deve aggiornare, fare qualcosa di coraggioso e di grande importanza con essa emersa “una buona fama” socialmente riconosciuta.

6 Tanto per tariffa alcuni esempi eclatanti del famoso “mondo libero” degli anni 30: il Comitato della Camera sulle attività non americane ( HUAC ovvero Commissione per le attività antiamericane) cercò di ripristinare una società vittoriana e reprimere ogni attività progressista, oppure nel 47, l'associazione dei produttori della Motion Picture Association of America (MPPA) che istituì una lista nera per segnare (e registrati) i sospetti “comunisti” tra attori registi, impresari ecc. era una forma esclusiva tra i principali produttori cinematografici.

7 Il prezzo dell'umanità secondo Berlino è suddiviso in due parti: da una parte le volpi, che “ perseguono molti fini, spesso disgiunti e contraddittori”, dall'altra i ricci, che funziona tutto a una visione centrale, un sistema più o meno coerente e articolato, con regole che li guidano a capire, a pensare ea sentire - un principio ispiratore, unico e universale, il solo che può osare un significato a tutto ciò che sono e dicono ”. ( Isaiah Berlin , Il riccio e la volpe e altri saggi, Adelphi)

(Per Berlino , l'uomo si trova vittima di una rete infinita di circostanze che sfuggono al suo controllo ma che ne condizionano l'operato e le circostanze simili, eppure anela di continuo e conquistare una propria libertà di decisione e di scelta, per tra tra cui gli uomini barcollano da uno stato di volpe e una di riccio)

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9 A. Gramsci, Quaderni del carcere ; Croce e Marx , Q 4, 15, Torino, Einaudi 1975, pp. 436 e succ.