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Category: LO SPAZIO-TEMPO
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allarmeServire un breve punto nave filosofico / antropologico allo scopo di migliorare la conoscenza della rotta percorribile ..

IL SENSO DELLA STORIA

Dimmi come disponi lo spazio e il tempo e ti dirò chi sei!

Lo spazio-tempo è indispensabile per disposizione degli ordinamenti simbolici, da dove ne discendono le idee del mondo e l'idea di società, ovvero l' antropologia culturale in cui una data comunità è immersa .

Il passaggio da un sistema spazio-tempo a un altro di una società di dati lo chiamiamo "epoca". Ogni epoca si caratterizza per una particolare dimensione culturale (aspetti simbolici) e l'idea del mondo.

Tutte le epoche sono selezionate per avere delle gerarchie. Ogni classe dominante si caratterizza per avere sia una specifica “copertura filosofica” che  una “cultura del quotidiano o ”, ovvero una conoscenza legata all 'utile per dare legittimazione a lle verità a priori e ai controlli veritativi conformi agli interessi della classe dominante.

La cultura della classe dominante, priusciva ad essere universalista ed egemonica 1 più dava stabilità e continuità al suo dominio.

Le "verità universali" della nostra epoca ("la cosidetta modernità") sono state diverse nel tempo, generalmente segnate da : illuminismo europeo, positivismo scientifico, idealismo tedesco .

Le “verità universali” della nostra epoca, - “la modernità” -, sono state diverse e variabili nel tempo, generalmente segnate da: illuminismo europeo, positivismo scientifico, idealismo tedesco.

Sono altrettante idee del mondo (di classe 2che hanno inciso sulla forma di “proprietà”, sull'idea di Stato, sulla scienza, sul liberalismo politico, sul tipo di democrazia, sui differenti diritti “universali” e quindi sulla tolleranza per l'escluso,sulsenso della vita e ovviamente sul concetto di “storia”, sull'interpretazione della storia pro ceto dominante.

Qui affrontiamo solo l'ultima parte della storia crematistico-capitalista, dagli albori della borghesia a oggi, la parte che ci aiuta a capire “dove siamo”.

In sequenza abbiamo avuto rispettivamente: la storia unilineare, la storia circolare, la storia a elica, la storia relativista.

Qui affrontiamo solo l'ultima parte della storia  crematistico-capitalista, dagli albori della borghesia a oggi, la parte che ci aiuta a capire “dove siamo”.

In sequenza abbiamo avuto aggiornamenti: la storia unilineare, la storia circolare, la storia a elica, la storia relativista.

1) Il determinismo e il finalismo

La storia come una freccia che dalle tenebre porta verso la luce. L'illuminismo prima, quindi Hegel e lo storicismo dell'800 erano vissuti nella convinzione che ci fosse un progresso dell'umanità verso il meglio, che scienza, sapere e ragione portassero dell'emancipazione della società e che ci fosse una sorta di sviluppo positivo senza fine.

Non solo gli illuministi, ma anche i protoromantici come Hegel e i razionalisti come Engels (insieme a K. Kaustky, Plechanov, Lenin) avevano costruito un concetto di razionalità della storia, un finalismo come percorso ineluttabile che spinge l'umanità (dialetticamente) verso la realizzazione del regno della libertà. Percorso concluso con la rivoluzione francese per Hegel e con il socialismo reale per Lenin.

2) La storia circolare

Nietzsche a questo ottimismo aveva contrapposto “l'eterno ritorno” della storia, come una ruota che gira e tutto si ripete, il tempo non è una freccia monodirezionale come nell'illuminismo 3ma segue le sue stagioni, i suoi cicli, il suo zodiaco.

3) La storia come elica

Il Marxismo storicista (ci sono più interpretazioni di un Marx!) aveva più un'idea di storia a elica, che ritorna su se stessa (dove la storia passata a volte si ripresenta sempre, sebbene sotto forma di come farsa), con una direzione e un destino determinato da motore dello sviluppo progressivo delle forze produttive che di volta in volta va in conflitto con i rapporti di produzione e determina un nuovo assetto dei rapporti di produzione. Per questo la storia dello storicismo procedebbe per stadi, il capitalismo sarebbe lo stato ultimo che avrebbe dovuto necessariamente risolversi nel Comunitarismo.

4) La storia relativista, non determinista

I recenti studi sulla storia, confermati dagli studi sulla biologia e sulla fisica, ci dicono che non ha senso cercare una teleonomia 4  , un destino, gestito dalla direzione universale delle cose o della storia umana. E soprattutto che non c'è un destino salvifico in fondo al percorso dell'umanità.

Questa caduta delle aspettative di un mondo migliore spiazza tutti e lascia basiti credenti e laici che siano; i fedeli si trovano senza un paradiso alla fine del cammino e “la classe senza il “sol dell'avvenire” all'orizzonte, senza il comunismo come destino.

Il passaggio dalle “necessità” alle possibilità

La scoperta del multi-mondo, delle multi-storie possibili, ha gettato un poco di scompiglio nelle classi subalterne, è venuta meno la convinzione del destino alla fine del tunnel. Quella che era una “la necessità ineluttabile”5 dello sviluppo dell'umanità verso la libertà progressiva è stata declassata a una delle tante possibilità a cui può volgere l'umanità. È un passaggio duro da accogliere, ma allo stesso tempo è indispensabile, pena lo scoraggiamento, il disincanto e il qualunquismo che stiamo attraversando.

Le analisi marxiste ci dicono che ci sono le condizioni (come si cerca di dimostrare più avanti), cavalcare la possibilità è il compito più difficile di tutti, ma dobbiamo imparare a convivere con questa contraddizione, oggi sappiamo che non ha ragione d'essere dare un senso all'universo o all'uomo, ma al contempo dobbiamo fare come se l'umanità e il mondo esterno un senso ce lo avessero6. È diventato un desiderio cognitivo. La voglia di comunitarismo che non viene più surdeterminato o subordinato dalla storia o dalla scienza o dagli intellettuali, ma dalla voglia comune del buon vivere fondato sulla civiltà del buon senso.

Buon senso che richiede cognitività, rispetto e responsabilità verso tutta la filiera riproduttiva della vita: sia rivolto alla natura che verso il prossimo.


LA MONETA SI FECE CARNE

Per farci un'idea di dove siamo ci serve una bussola (un GPS), una cartina un orologio (che si dà per scontato con la data sulla mappa o con il cronometro in navigazione); bussola, mappa e tempo sono correlati, hanno un vincolo strettissimo.

Niente come la forma moneta ha fatto da bussola, da centro gravitazionale, e segnato l'antropologia occidentale. Essa è il mattone primordiale del miracolo greco e della cultura cristiana. Non si comprende il capitalismo senza capire la moneta. La forma moneta ha plasmato e suggerito l'idea di spazio e tempo nelle varie epoche.

Nasce l'astrazione

La moneta come segno astratto e frazionabile indica una quantità di beni diversi e per questo assume il ruolo di equivalente universale; tutti i beni differenti sono ridotti a quantità indistinte che si rispecchiano nella moneta e per questo confrontabili, misurabili, scambiabili.

Questo momento di astrazione apparentemente banale nella storia dell'umanità, dettata dalla forma moneta, fin dai primordi ha trascinato con sé tutte le altre discipline come logica astratta, la matematica, quindi le lingue alfabetiche (diventano a loro volta linguaggi universali), Tutte queste “invenzioni” poste “nell'acceleratore nucleare” che sono l'invenzione delle città, con i necessari commerci, e accentuazione della divisione del lavoro, hanno dato origine alla scrittura. Nella città si ha il passaggio dalla cultura orale a quella scritta che a sua volta ha dato origine alla logica, alla storia e alla filosofia.

Se oggi distinguiamo tra soggetto e oggetto, tra causa ed effetto, è perché abbiamo un'idea particolare dello spazio e del tempo che, teniamo presente, è differente per ogni epoca.

[I rapporti tra la rappresentazione dello spazio-tempo e la moneta (i rapporti di produzione) sono stati ampiamente studiati da una folta schiera di studiosi di tutte le discipline (Marx, Sohn-Rethel, David Harvey, Paul Virilio, Franco Farinelli).].

In ogni epoca, la geografia e i segni sulle mappe (le prime erano le mappe astrali) incorporano l'idea del mondo (Farinelli), ovvero lo stato d'arte della conoscenza e del sapere per eccellenza.

Dalla cosmologia con i segni zodiacali dei presocratici alla moderna Google Maps, esse rappresentano sempre la copia del mondo e ne seguono gli sviluppi antropologici e i modi di pensare di ogni particolare civiltà. La mappa ci dicono meglio di ogni altra forma il senso dello spazio-tempo di una data società.

La moneta, la mappa e il territorio!

Volendo quindi tracciare i vari stadi geologici (antropologici) dell'era capitalista (per le epoche passate si rimanda agli appositi capitoli) possiamo benissimo legarci a qualcosa di pratico che si usa negli scambi sociali: denaro e mappa.

La moneta è l'elemento simbolico primitivo; la mappa è la parte speculare dell'organizzazione simbolica che il nostro cervello ha dell'esterno (F. Farinelli). Lo spazio bidimensionale della carta è legato alla nozione del tempo che abbiamo. La mappa è come un libro che si scorre. La distanza di una mappa è utile per sapere il tempo di percorrenza, come l'organizzazione di un libro (da sinistra a destra, dall'alto in basso, segna la cadenza delle sillabe, ecc.) o uno spartito con i tempi e i ritmi di lettura. Senza il tempo non avremmo la nozione del prima e del dopo e di una qualunque azione nello spazio.

Quindi diamo per scontato che gli ordinamenti simbolici dello spazio e del tempo forniscono l'idea di mondo di una particolare civiltà in una determinata fase e che non esiste un senso unico del tempo e dello spazio, oggettivo, metastorico, ovvero valido sempre e in ogni luogo. Ma esiste un tempo storico riferito alle condizioni effettive e materiali della vita sociale di una determinata società collocata in uno spazio-tempo definito.

Storicizzare il concetto di tempo appare un eufemismo ma non lo è; collocare ogni oggetto nel suo spazio-tempo (tempo inteso come epoca) fa parte del vero storicismo.

La modernità crematistico-capitalista ha avuto diverse fasi con diverse forme concettuali di spazio-tempo che è utile conoscere per capire meglio l'attualità.

Fase 1: la mappa rappresenta il territorio

Il denaro rappresenta dell'oro nei forzieri dello Stato (il valore oro è il lavoro necessario per estrarlo).

Il dominio dello spazio-tempo nella modernità non era più finalizzato alla conoscenza o alla gloria divina come nell'alto medioevo, ma doveva essere utile a tracciare vie commerciali più brevi ed efficaci (è la realizzazione dell'uomo calvinista, in quanto individuo volitivo e operoso).

Le vecchie mappe depurate delle figure fantastiche e mitologiche acquisivano in questa fase un nuovo e preciso ordine spaziale; subentrano spazi ortogonali millimetrati, confini precisi. Nelle nuove mappe si collocano oggetti tassonomici linneiani (Linneo, la classificazione delle specie), enciclopedici e sopratutto universali. Il tempo (newtoniano) era come lo spazio, un foglio di carta: lineare, frazionabile, misurabile con diensioni metriche omogenee, orologi precisi e calendari universali utili per andare da A a B nel tempo più breve (gli orologi più precisi sulle navi aiutavano a tracciare rotte più brevi). Il nuovo dominio dello spazio-tempo permette di tracciare rotte commerciali più precise e prevedibili, come prevedibili diventano le ogive dei cannoni. Il nuovo spazio permette la nascita del catasto che consente la migliore definizione della proprietà privata fondiaria, quindi la compravendita delle terre. Ogni qualità trasformata in quantità assume valore universale, riconosciuto e accettato da tutti in egual maniera (Anche l'idea illuminista di “tempo” lineare, fatto da cumulazione progressiva di benessere e civiltà per tutti, s'infrangerà su una serie di contingenze storiche del ‘900 come la prima guerra mondiale e il colonialismo.)

Importante invenzione della modernità è il “valore lavoro” cartesiano, sotto il dominio del tempo e del denaro (il feticciamento delle merci). Ovvero nasce il tempo di lavoro astratto; lo sfruttamento del lavoro “liberato”, reso autonomo, assume la forma di merce-moneta. Il rapporto uomo-natura sussunto7 dal capitalismo primordiale (che sottomette a sé i lavori preesistenti8), da origine alla formazione del plusvalore assoluto9. Il valore lavoro, la legge del valore si mette nei nodi della produzione, circolazione, e consumo dei beni che diventano in questo modo delle merci.

Fase 2: il territorio è la mappa

Si ribaltano i termini di chi indica chi. Nel capitalismo avviato, la finalità è l'arricchimento compulsivo, il fine ultimo della produzione è l'accumulazione di denaro e non la merce che è il suo veicolo. Ora è la merce che indica, rappresenta il denaro non il contrario.

Già con la prima guerra mondiale tutto l'impianto della modernità comincia a scricchiolare quando si scende nel particolarismo degli Stati-Nazione.

La mappa non è più una riproduzione del mondo, ma è il mondo che diventa la copia della carta.

Gli Stati-Nazione, il loro territorio sono quelli definiti prima sulle mappe. La Nazione moderna, in barba a tutte le differenze etniche, linguistiche olografiche, diventa come una tavola: continua, omogenea e isotopica, le medesime tre proprietà dell'estensione nella geometria euclidea.

Il potere si dà da fare per omologare la Nazione alla logica cartografica ed è solo grazie a questo che ne può discenderne il controllo.

Anche le strade, le città, le ferrovie, gli acquedotti, le dighe si creano prima sulle mappe e poi si collocano nel territorio.

La Natura è quella scritta sulla mappa.

Lo Stato-Nazione moderno viene dalla mappa. Sì è soliti credere che una carta geografica rappresenti il territorio, ma se pensiamo a una “Nazione” si capisce che è vero esattamente il contrario. L'abbaglio, la confusione in questo caso è frutto della potenza dell'idealismo romantico perché il territorio è diventato una copia della mappa!

La nascita dello Stato-Nazione è frutto di questa illusione. Quello che prima, fino a metà dell'Ottocento, era microterritorialità, un insieme di “coriandoli”, tanti statarelli sparsi, con il romanticismo diventa una unità centralizzata e isotopica, continua e omogenea 10,(ad esempio all'Italia prima del 1860).

L'omogeneità riguarda la cultura dei suoi abitanti, l'universo di manipolazione simbolica che detengono cioè riguarda la nazione. La lingua con la quale sto parlando e per mezzo della quale ci comprendiamo è una lingua alquanto artificiale messa appunto tra la parlata romana e quella fiorentina, ma sulle Alpi si parlano cinque lingue proprio perché verso la periferia l'omogeneità culturale diventa qualcosa di non altrettanto evidente come al centro.

Continua, cioè una nazione tutto di un pezzo, senza interruzioni di sorta, tra i suoi capi, al nord,come al sud, come all'ovest e all'est ferrovie e strade che raccordano la nazione.

L'inotropismo, il fatto che tutte le parti sono voltate nella stessa direzione dove c'è la capitale, una. Il centro decisionale, il punto verso il quale tutte le altre parti devono essere voltate perché lo stato moderno funzioni.

Continuità, omogeneità e isotopismo sono le caratteristiche degli Stati moderni attuali cioè di quelle formazioni politiche che ci sono in tutta la faccia della terra.

Ma questi non esistono in natura,  che non è lineare né omogenea e neppure centralizzata, ma queste sono esattamente le tre proprietà con cui si costruisce una mappa con la geometria Euclidea.In pratica lo Stato-Nazione moderno è l'applicazione alla natura delle caratteristiche della mappa. La geometria e il cronometro piegano la natura. Inizia quello che varrà chiamato l'antropocene11,

Nel lavoro si passa dalla sussunzione formale alla sussunzione reale. Con l'introduzione delle macchine, quindi della tecnica, l'operaio perde il suo rapporto-conoscenza trasformativa con la natura, il lavoro umano è mediato dalle macchine.

Il capitalismo egemonizza l'intera società (scienza e cultura) non solo nella forma, ma anche nel contenuto. Il mondo si divide tra borghesi (proprietari di fabbriche) e proletari (proprietari solo di forza lavoro).

Lo sfruttamento si fonda sul plusvalore relativo12. La tecnica e la scienza non sono solo macchine ma anche tecniche di sfruttamento; con il taylorismo si parcellizzano anche i singoli gesti del lavoro sulla catena di montaggio, il tempo è denaro.

Questi paradigmi segneranno tutta la prima fase della cosiddetta modernità.

Fase 3: la mappa non euclidea, relativistica!

Il denaro si desostanzializza. Con Keynes subentra la fine della convertibilità del denaro in oro, viene scollegato il denaro dal valore-lavoro, e si perde da parte del denaro l'essere mezzo di conservazione del valore e della ricchezza.

Inizia il deficit spendig dove si crea il denaro inflazionato, “un forno che va tenuto sempre acceso”, ipotecando progressivamente la ricchezza futura, ancora da produrre. Con la possibilità degli Stati e delle banche di creare capitale fittizio sopra il capitale ordinario, la ricchezza reale inizia la bisca del sistema finanziario.

L'economia non segue il ciclo naturale di accumulazione del capitale, ma il ritmo di emissione di cartamoneta.

Il denaro desonstanzializzato non passa più per i mercati finanziari regolari; la riproduzione sociale in forma di merce viene piuttosto alimentata direttamente con la quantità di valuta creata dal nulla, in base alla sola decisione degli Stati o meglio dalla gerarchia degli Stati, la Federal Reserve degli USA in cima alla piramide.

Dal denaro desonstanzializzato degli Stati al denaro dematerializzato dei privati ​​il ​​passo è breve. Il denaro diventa digitale, disancorato da cose materiali, senza peso e gravità, assomiglia più a un ectoplasma. Dalle carte di credito ai futures e sub prime fino alle monete virtuali 13  che si fondano sempre sulla fiducia ma non sulla loro solvibilità. Sono pari degli amuleti, alle reliquie e alle conchiglie, ma in forma digitale, quella che a tutti sembra normale usare..finchè che dura.

La mappa euclidea, lineare, dello spazio-tempo uniforme viene meno, cambiando i postulati di Euclide cambiano i mondi possibili.

È l'epoca che possiamo definire della post-mappa e del post-territorio. Mappa e territorio sono destrutturati, sono realtà che s'intrecciano. Google Mapse le sue realtà aumentate, piene di notizie geografiche e climatiche, di oggetti commerciali ed economici (bar, ristoranti, negozi, distributori, Tripod), sono informazioni varie aggiunte che creano un loro spazio-tempo virtuale, dinamico, che si plasma su chi interroga, una mappa che non è uguale per tutti ed è in continua mutazione, ma è vera” tanto quanto le precedenti.

Un'altra caratteristica del post-moderno: la mappa come parte della conoscenza si è trasformata in merce, grazie al fatto che la conoscenza è diventata informazione 14 (anche qui si è trasformata la qualità in quantità, quindi assimilabile alla merce).

E sotto gli occhi di tutti che intorno alla manipolazione delle informazione-conoscenze dei dati personali (acquisti, gusti, preferenze, orientamenti, - sia quelli attuali che quelli del passato -e con i sistemi predittivi riescono a prevedere gli orientamenti futuri) sono nati colossi della distribuzione delle informazioni commerciali (Google, Amazon, Visa o la Nike ecc.). L'enorme massa di informazioni acquisite diventa il core business di queste multinazionali.

Il nuovo capitalismo del post-moderno si presenta anche come iconocrazia (logo) dove il valore del marchio-icona può superare tranquillamente di 10 volte il valore in solido dell'industria. L'industria diventa prevalentementebrand, un marchio che applicato a un oggetto ne impenna il valore. Qui il “valore d'uso” di un oggetto fabbricato si annichilisce totalmente, esso è solo un veicolo di trasporto per quello che è presentato come un oggetto-reliquia che opera nel mistico. Il lavoro che c'è dietro, la sua dignità è totalmente evaporata, scomparsa, anzi non deve proprio apparire, quello che appare è sempre e comunque il valore di scambio.

Questi sistemi sono la nuova frontiera del capitalismo, sembrano mutuati, presi in prestito dal mercato delle reliquie e dall'arte religiosa delle icone. C'è da dire che l'arte stessa in sé attualmente si è “gentrificata”15; la pop-art, l'arte moderna è strutturata per gruppi d'interesse ben oliati, sono come macchine da guerra che dominano il mercato dell'arte e decidono gli artisti sommersi e quelli salvati.

I poteri economici, politici 16si assimilano quindi a quelli religiosi, ma non sono più soltanto spettacolo e riti, ma iconocrazie capaci di mettere a valore l'irrazionale: l'innamoramento, la seduzione, il fascino, la poesia.

A vedere la pubblicità, si nota che si vende anzitutto l'idea di un prodotto più che il prodotto stesso. Un'idea collegata alla seduzione, alla capacità di fare sentire il consumatore appagato perché è membro di un gruppo alla moda, moda che è diventata quasi una divisa sociale da cui non ci si può esimere.

Le stesse Nazioni, gli Stati, il territorio sono molto sfumati; abbiamo un soggetto lavoratore erasmus, nomade, che emigra, che abita un ambiente liquido, esso è tante cose messe insieme, oggi operaio e domani self manager, imprenditore di se stesso.

Dai confini degli Stati-Nazione si è passati alle vie della seta targata Cina; dal controllo dei muri di confine al controllo dei flussi; dai limes ai link. La globalizzazione con le rotte veloci ed economiche permette la messa a valore di risorse prima impensabili, dalle remote foreste Brasiliane alle Pampas fino all'Australia, tutto a portata di click. Industrie s'insediano dove il lavoro umano disponibile è quasi gratis, come ad esempio il lavoro minorile in Afghanistan dove possiamo ordinare una maglietta a pochi euro fatto dai bambini.

Questo periodo dal punto di vista culturale viene generalmente definito postmoderno. Esso si caratterizza per la fine dei grandi racconti di legittimazione economici, politici e del sapere della modernità.

Qui, il vero è ciò che si può vendere e guadagnare, è ciò che appare o si fa apparire. L'emancipazione umana ha una nuova misura: ciò che si può comprare e consumare, poichè non ha più importanza il valore d'uso, ma il suo valore sociale dal punto di vista emozionale.

È l'era dell'edonismo, del disincanto, del disimpegno. Una narrazione pura, una continua fabbrica di illusioni collettiva che hanno la medesima grammatica del denaro digitale.

La società si è deframmenta e con essa le Classi, in fabbrica nel medio settore viene meno la classica distinzione tra lavoro manuale e intellettuale (operaio, tecnico, manutentore e impiegato), con la IV rivoluzione industriale. Cessa il lavoro manuale semplice e ripetitivo perché viene sostituito dalle macchine intelligenti a basso costo; il lavoro povero si è trasferito nel proliferare di servizi di fascia bassa dove si annida anche situazioni di neo-schiavismo.

È anche l'era della post-verità17, basata sulla manipolazione emotiva, sulle convinzioni che fanno leva sul senso comune a discapito del buon senso e dei fatti reali.

Il funzionamento è semplice: si prende un particolare di un evento (o lo si crea), lo si amplifica e quindi lo si distorce, così il particolare diventa il focus, l'oggetto di cui si parla su tutti media sia per confermare o per smentire, ma comunque riempie i tabloid. Si crea così la nuova verità di cui si parla, si martella fino a diventare patrimonio del senso comune che coinvolge il quotidiano.

Laoltre-verità” copre e annulla le altre verità (anche più importanti e rilevanti). E' molto usata in economia come in politica.18

Nella post-verità come intuì Marshall McLuhan: “Il messaggio è l'utente. Qui la realtà ha perso la sua finitezza, e con essa però è stata messa in discussione anche la vecchia filiera broadcasting,19 le semi istituzioni – ancelle del potere  che prima fabbricavano la verità su ogni notizia. Si è ridimensionato il mainstream, creato da queste potenti agenzie monocratiche, verticali che cristallizzavano, rendevano “vere e socialmente accettate le notizie.

La verità ora assomiglia più a una relazione, un flusso che ha bisogno sempre meno di mediatori e grazie anche a internet, la verità è diventata socialmente negoziabile.

Va registrato anche che con internet la manipolazione del consenso non è sparita, ma ha preso altre strade.

Molta informazione passa dai mulini degli algoritmi delle intelligenze artificiali che macinano big data, che manipolano immagini e suoni in modo realistico creando deepfake, falsi credibili di storie da diffondere in rete, e per contro si sono formati gli antagonisti: i fact checker, svelatori di notizie false, che usano altrettanti algoritmi per svelare le notizie surrogate. Nelle campagne elettorali i due aspetti si confondono: ogni competitor crea falsi sull'avversario e disvela quelli contro.

Con internet in pratica fa il suo ingresso la una nuova “natura” della materia (non è natura oggettiva, né spirito soggettivo, né istituzione, ma tutt'e tre le cose, configurate come corpo a sé, parallelo)e, come tutte le precedenti produzioni sociali, anche internet reifica e domina i suoi creatori.

I singoli non sono più prigionieri delle istituzioni “analogiche” e verticali di un tempo, ma ora l'uomo “digitale” si trova dentro uno “sciame” orizzontale chiamato internet, che ha una sua nuova grammatica tutta da scoprire.

 (nota) Le filogenesi annidate

Le Fasi, i passaggi fin qui scritti sono, non si sa se per coincidenza o processo storico, anche i medesimi step del “processo logico hegeliano allungato” usato da Marx nello scrivere Il Capitale. Sono dei processi cognitivi che segnano il passaggio da “in sé” a “per sé”, ovvero i passaggi logici che dal concreto (la natura) vanno all'astratto (la mappa) e rielaborati ritornano di nuovo al concreto artefatto. Ossia, dall'astrazione del reale al progetto, alla sua realizzazione come reale-sociale.

Il post moderno capitalista

Nel post-moderno si assiste all'inveramento del moderno con le sue verità,  allo svuotamento del passaggio al reale. Un'economia che ha permeato l'inconscio collettivo diventando un pusher dei desideri consumistici.

Il post-moderno segna l'ingresso del capitalismo nella sussunzione totale, che è anche il sintomo della sua dissoluzione per via della caduta tendenziale del profitto.

Da un lato l'incremento della produttività porta con montagne di merci a buon prezzo, ma dall'altra richiede sempre meno manodopera e gran parte della popolazione diventa superflua per il ciclo capitalista. Questo in termini marxisti vuol dire che è in atto una discesa repentina del plusvalore (se ne parla in un altro saggio).

La grande produzione di merci a poco prezzo non deve fare pensare che siamo di fronte al capitalismo galoppante, anzi il capitalismo è in piena crisi di autovalorizzazione, si sta ritirando dal territorio, le fabbriche che non chiudono richiedono sempre meno manodopera e la base operaia, i produttori di ricchezza si assottigliano.

“Uno sviluppo delle forze produttive che avesse come risultato di diminuire il numero assoluto degli operai, che permettesse in sostanza a tutta la nazione di compiere la produzione complessiva in un periodo minore di tempo, [..] Tale conflitto si palesa in parte in crisi periodiche, che provengono dal fatto che ora una parte ora l'altra della popolazione operaia viene resa superflua nel suo vecchio modo d'occupazione. La produzione capitalistica incontra un limite nel tempo superfluo degli operai. l'eccedenza di tempo che la società guadagna non le importa. Lo sviluppo della forza produttiva la interessa unicamente in quanto accresce il tempo di pluslavoro della classe operaia e non in quanto diminuisce in generale il tempo di lavoro per la produzione materiale; si muove quindi in un contraddizione.”(Marx - Il Capitale - Volume III)

Il processo produttivo classico viene destrutturato, svuotato di ogni relazioni intersoggettive e il valore d'uso prodotto è un semplice surrogato a obsolescenza programmata utile ad accelerare il ciclo di accumulazione.

Il valore d'uso dei beni prodotti (e quindi il salario, la professionalità dell'operaio connesso alla produzione) è diventato altrettanto evanescente e fluttuante, con una scadenza programmata come la merce.

Il post-moderno capitalista vede la sussunzione reale estendersi oltre le mura della fabbrica, la montagna di merci prodotta dalla meccanizzazione spinta va venduta e questo richiede la manipolazione del proletario come consumatore bulimico.

La merce viene incensata, esaltata a valore di reliquia totemica e affrancata resa quasi indipendente dal suo valore d'uso diventa zombie, effimera al pari dei produttori (e dei loro salari) e dei suoi acquirenti. Enormi navi portacontainer solcano le autostrade del mare stracolmi di merci per prendere e recapitare merci da e per tutto il globo.

L'intuizione di Marx del feticismo delle merci, nel post-moderno non investe solo la merce, bensì tutti i meccanismi delle relazioni sociali. Sono tutti meccanismi totemici (prodotti da “super agenzie”) che consentono sia di tenere insieme una società che di riprodurre gerarchie e linguaggi di dominio.

Grazie all'uso della pubblicità si riesce a tenere l'ascoltatore-consumatore insicuro, affamato, ansioso e sempre fuori moda; una tensione che si placa solo se si acquistano i beni pubblicizzati che mettono a proprio agio le vittime.

In questo modo si acquistano beni in eccedenza dai propri bisogni, beni superflui, beni inutili, ma che fanno “status”, che rendono “sicuri” al pari delle reliquie religiose del passato che proteggevano, portavano fortuna e assicuravano il paradiso.

I proletari non sono solo costretti al lavoro salariato, ma nel dopo-lavoro sono bersagliati della manipolazione del desiderio che crea il fascino delle merci e induce al loro acquisto compulsivo. Frigoriferi di casa stracolmi o macchina da cambiare perchè esteticamente obsolete, lo status sociale è colmo di oggetti simbolo che stimolano fascino e adorazione al pari del feticismo religioso.

Da un lato abbiamo supermercati che aprono e dall'altra fabbriche che chiudono, operai espulsi dal ciclo produttivo e non ci metteranno più piede. Quello che una volta era “l’esercito industriale di riserva” diventa una condizione di normale esistenza, fette consistenti della popolazione sono superflue, eccedenti le necessità del ciclo di valorizzazione del capitalismo.

Il relativismo nelle scienze

Se nel sociale il relativismo ha voluto dire una regressione culturale, non è così nelle scienze dove il relativismo invece ha permesso di dare soluzioni altrimenti impossibili.

Le ultime scoperte scientifiche (la quantistica20) hanno portato a cambiare la domanda da “che cos'è la natura” a “che cos'è la conoscenza”. Ovvero la scienza che inizia a riflettere su se stessa e sui suoi paradigmi. Quello che ne viene fuori è “sconvolgente”, per esempio la famosa “oggettività” non riesce più a costituirsi, tutto perché quando si analizza un fenomeno il soggetto (escluso dalla meccanica classica) entra necessariamente tra le variabili da prendere in considerazione21.

Cade la vecchia barriera tra assoluti, “Natura” e “Spirito”, oggettivo, soggettivo, spazio, tempo e con essi tutti gli edifici (e le meta-narrazioni) costruiti su una semplificazione del mondo, che ora non funzionano più.

Si accantonano anche i racconti che l'emancipazione viene dalla verità, dalla “conoscenza oggettiva” (illuminismo), come pure si mette da parte la verità come meta-razionalità (Hegel) e perciò tutte le verità dell'idealismo, del “sapere” privo di ogni finalità pratica, indipendente dell'interesse concreto che portarono alla famosa frase: “non ci sono fatti ma solo narrazioni” (Nietzsche, e l'idealismo con il primo romanticismo) .

Come pure si archivia la meta-narrazione del marxismo scolastico novecentesco (che sul piano scientifico era simile all'illuminismo e sul piano sociale una mediazione con il romanticismo).

Sta di fatto che oggi di immagini del mondo monolitiche non ne abbiamo, ne abbiamo diverse e probabilmente più piccole e per giunta sono in continua evoluzione.

Tesi finali

Sono da più di 30 anni che il capitalismo è nella sua fase calante. È vittima del suo limite immanente assoluto (il ciclo della valorizzazione di cui se ne parla in un altro saggio).Il lavoro astratto si va storicamente esaurendo, poiché il processo autoreferenziale del lavoro sociale viene irrevocabilmente spinto ai margini dai potenziali tecnologici e scientifici che esso stesso ha liberato.”.

Bisogna prendere atto di una realtà profonda e devastante, il capitalismo contemporaneo si sta ritirando dal territorio.

Abbiamo abbondanza di manodopera, ma per il nuovo ciclo del capitalismo è del tutto superflua; non entrerà mai nel ciclo produttivo.

Qualcosa di analogo succede per i capitali, ci sono enormi capitali in circolazione reali o fittizi che non sono più in attesa di entrare nel ciclo produttivo e non ci entreranno mai, perché siamo di fronte ad un sistema di accumulazione saturo, il ciclo D-M-D+ di arricchimento attraverso la produzione di merci non “rende ” più.

In occidente il capitalismo non è più la via al benessere per tutti, più si spinge sulla produttività e più gli operai vengono espulsi.

Nel declino del capitalismo fare l'operaio per il 70% dei casi vuol dire fare il precario, i salari sono all'osso e si rasenta lo schiavismo.

Ma la sinistra non ha un'ipotesi di uscita dal capitalismo.

I marxisti adulterati

Purtroppo a sinistra ci sono tanti che partono da presupposti opposti e dicono: “la fine del capitalismo non è certamente in vista”, ed essendo nel bel mezzo del neoliberismo, ne deducono che:

1)  serve uno Stato forte;

2) contro il globalismo bisogna ritornare al nazionalismo;

3) esiste una economia sana (un capitalismo buono).22

4) “Stante le così le cose, al fine di contrastare il neo liberismo e il globalismo, bisogna ritornare agli Stati nazione, al sovranismo popolare e alla democrazia parlamentare”.

Tuta la sinistra in genuflessione a reclamare uno Stato forte, il recupero della dimensione nazionale per contrastare l'anarchia del mercato globale. Pensano al ritorno a una “economia sana” come presupposto di uno “Stato nazionale forte”.

Vogliono convincerci che il recupero della dimensione nazionale non potrà modificare in modo determinante lo stato di cose, però potrà consentire a unautopica “umanizzazione del disumano”, ecc. ecc.

Questa è la sinistra “maggioritaria” che tiene in gabbia tutta l'azione e il dibattito corrente.

Le domande da farci sono ovvie.

Primo – perché la sinistra non ha alternative al capitalismo nella sua fase calante?

Secondo - perché gli intellettuali marxisti, dopo Marx, hanno abbandonato l'analisi della teoria della valorizzazione, anziché svilupparla e affinarla, soprattutto dopo il crollo dell'URSS?

Antonio Savino 2018

 


1 Dalle dinastie teocratiche, alle sacralità delle città-stato (poleis), alla sacralità del libro (ebraico-cristiana).

2 È triste notare che gli anticapitalisti, fino ad ora, non sono mai andati oltre gli “universali” veritativi borghesi e i loro paradigmi.

3 Lowith, Da Hegel a Nietzsche, Torino 1959.

4 Secondo il biologo Monod (biologo), non esiste un finalismo nelle strutture degli organismi viventi, non c'è una particolare predisposizione verso obiettivi finali (le “cause finali” di Aristotele), ma una selezione naturale che avviene nell'interazione con l'ambiente, che favorisce strutture e le funzioni più adatte alla sopravvivenza e ne scarta le altre.

5 La storia “scientifica”, fatta di inarrestabile progresso cumulativo come risposta laica-illuminista alla storia salvifica della religione.

6 Claude Lévi-Strauss in un'intervista a Repubblica. ( di Franco Marcoaldi dal titolo: Dio e l'uomo della strada, 1992)

7 Il termine “sussunzione” è usato da Marx per spiegare il ciclo storico attraverso il quale il capitalismo è arrivato ad assoggettare il lavoro umano riducendola a “forza lavoro” fonte del plusvalore.

8 In genere è un lavoro coatto, gestito con la forza.

9 “Plusvalore”, ovvero la differenza tra il lavoro pagato per fabbricare il valore d'uso e il valore del prodotto sul mercato. “Assoluto” perché l'imprenditore paga solo una giornata di mantenimento per l'operaio e questo più ore lavora e più il capitale si incrementa (utile che eccede i soldi pagati per la riproduzione dell'operaio e per la conduzione della impresa).

10 Farinelli, Franco.(2003). Geografia: un'introduzione ai modelli del mondo. Torino: Einaudi , Manuel Castells, A. M. Iacono, Gli universi di significato e i mondi intermedi, in A. M. Iacono, A. G. Gargani, Mondi intermedi e complessità, ETS, Pisa 2005; Id. l'illusione e il sostituto. Riprodurre, imitare, rappresentare, Bruno Mondadori, Milano 2010. G. Bateson, M. C. Bateson, Dove gli angeli esitano. Verso un”epistemologia del sacro (1987), trad. it., Adelphi, Milano 1989. G. Bateson, Forma, sostanza e differenza (1970), Verso un”ecologia della mente, Adelphi, Milano 1972.

11 “Antropocene” è la parola che indica l'epoca caratterizzata dal predominio dell'azione umana sul pianeta. le influenze antropiche si impongono “su composizione e funzioni del sistema-Terra e delle forme di vita che lo abitano

12 l'orario di lavoro con le lotte era fissato alle 8 ore, allora si organizza il lavoro in modo intensivo grazie all'aiuto delle macchine complesse e alla divisione del lavoro spinta. Un operaio in 8 ore produce più manufatti-merci, e il singolo industriale cerca di ricavane un utile maggiore. Ma come si vedrà è una vittoria effimera.

13 Le monete virtuali, dette anche internet dei valori, sono gratuite in sè e anonime; sono diventate sia forma di tesaurizzazione che di investimento. Si sono altresì formate diverse grandi imprese che lucrano solo con i blockchains (tenere libri mastri delle transazioni fatte), ad ogni transazione ne traggono un piccolo utile che moltiplicato per milioni di transazioni al giorno fanno un bell'affare.

14 Claude Shannon 1945

15 “borghesizzata”, ossia la trasformazione da artisti proletari in imprenditori, e sopratutto in imprenditori industrializzati, ovvero cordate di artisti che creano un “brand”, uno stile, e con il necessario supporto degli “influencer” (case d'asta e giornalisti che insieme fanno lobby), che quel particolare tipo di arte diventa “cool”, generando sovrapprofitti (un sistema nato in America e poi sbarcato in Europa).

16 Colin Crouch, in “Post-democrazia”. E il modello della industria pubblicitaria applicato alle comunicazioni politiche: “le elezioni di fatto esistono e possono cambiare i governi”, ma dove “il dibattito elettorale pubblico è uno spettacolo strettamente controllato, gestito da squadre rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione, che scelgono solo una piccola gamma di temi, da affrontare durante i dibattiti”.

17 Sono dette anche pseudo o oltre verità. Ciò che si mette in discussione è la gerarchia del valori dei fatti, dei dati reali, delle connessioni tra fatti, il buon senso come forza persuasiva.

18 Magistrale da questo punto di vista fu la guerra in Afganistan prima (gli autori del raid del'11 settembre erano dell'Arabia Saudita), la guerra all'Iraq, come il fenomeno dell'aviaria o dei sub prime. Grandi rapine all'insegna della post-verità. Steve Tesich, in un articolo apparso sulla rivista "The Nation", a proposito della guerra del Golfo Persico: “we, as a free people, have freely decided that we want to live in some post-truth world” (noi, come popolo libero, abbiamo liberamente deciso che vogliamo vivere in una sorta di mondo post-verità). O in Italia per esempio on la questione zingari o immigrati.

19 Una relazione uno a molti unidirezionale (Radio, Tv, Giornale ecc).

20 Nella microfisica, per vedere una particella sub atomica gli si manda contro un raggio luminoso (fatto di un'altra particella) ma dalla collisione che ne deriva possiamo sapere o la posizione o la velocità, ma non entrambe. l'energia richiesta per osservarla modifica l'oggetto osservato, l'osservabilità altera lo star-di-contro e quindi l'oggettività dell'osservato, si chiama “principio di indeterminazione” di Heisenberg; principio “non oggettivo” quindi ma su cui si fonda tutta l'attuale la scienza quantistica. In altre parole quando si è passati dallo studio dell'osservato allo studio dell'occhio che osserva l'idea di realtà cambia.

21 U. Galimberti, Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente, Marietti, Torino 1975

22 Fautori di queste tesi sono tanti e necessari da Diego Fusaro a Carlo Galli (“Marx eretico”, Bologna, Il Mulino, 2018.), in compagnia dei partiti di sinistra (tutti) e sindacalisti fino ai movimentisti (anche i gilet elencati) . Tutti quelli che oltre le politiche redistributive socialdemocratiche non riescono ad andare.