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Category: ARTICOLI
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IL BUONO , IL GIUSTO IL BELLO

Il sistema simbolico, come si dice, la dicotomia subentrata è il riflesso della modificazione riguardante le modalità di esistenza dell'uomo.

Ed è falso quanto alcune affermano che tali concezioni dualistiche già prima e ai greci del miracolo va l'onore della scoperta !!

Un fronte di queste scuole di pensiero è alla ricerca del principio primo di provenienza più arcaiche - campagnole che cittadino, ci sono i Sofisti. Per questi non esistevano principi primi e verità assoluti, ma c'è solo l'uomo e il suo miglioramento, tutti i principi di verità sono legati e ' l'uomo è la sola misura di tutte le cose' .

I sofisti con la massima umanistica: "l'uomo misura di tutte le cose", porta con sé un presupposto estremamente interessante, essi non sono né idealisti né soggettivisti, non sono materialisti stupidi o quelli che vorrebbero osservare l'osservatore passivo nei confronti della realtà oggettiva.

Quando dicono che l'uomo è la fonte di tutte le cose (l'uomo se lo prendiamo in senso lato, come società), che l'uomo è partecipe di tutte le cose , e per loro, il vero non può essere separato dal giusto ed entrambi dal bello . Contro chi poneva l'accento sulle cose, come principio primo, essi lo ponevano sull'uomo.

L'Aretè

C'è un'altra cosa simpatica ed interessante che i Sofisti dichiarano di insegnare, ed era la virtù, ma una non intesa nel senso moderno, come imperativo morale, anzi, sono consapevoli della relatività di tutte le idee morali. Riprendendo un'analisi di Kitto che dice a proposito: ' Ciò che spinge un guerriero greco nelle sue imprese [...] non è il senso del dovere come noi oggi lo intendiamo, dovere nei confronti degli altri: piuttosto dovere nei confronti di te Stesso. L'eroe greco non aspira a ciò che noi traduciamo con virtù, ma ciò che in greco si chiama Aretè, eccellenza ' . La Virtù, al nostro tempo ha un senso quasi completamente morale; ' aretè', invece, viene usato indifferentemente in ogni ambito, e significa semplicemente eccellenza. Quindi l'eroe dell'Odissea è un grande combattente, un astuto intrigante, un ottimo parlatore, un uomo dal cuore fisso e di grande saggezza che sa di dover sopportare senza lamentarsi troppo di quel che gli dei gli mandano, ed è riuscito di costruire e manovrare una nave, tracciare un solco più dritto di chiunque altro, lanciare il disco meglio di un giovane fanfarone, sfidare i giovani Feaci al pugilato, alla lotta, alla corsa. Sa uccidere, scuoiare, macellare e cuocere una capra, e una canzone lo può commuovere fino alle lacrime. In realtà è abile in tutto; la sua ' aretè' è insuperabile. ' L' a reté 'implica il rispetto della totalità e l'unicità della vita e di conseguenza il rifiuto della specializzazione (anche militare). Implica il disprezzo per migliorare la specializzazione, o piuttosto una più elevata concezione dell'efficienza; perchè non esiste in un solo settore della vita, ma è nella vita stessa che si cambia l'umano.

E 'una concezione dell'uomo molto alta, è lo sviluppo totale dell'uomo, l'uomo a molte dimensioni, l' auspicato uomo ricco di bisogni ricchi di Marx!

Ma nella storia non doveva essere certo la concezione Sofistica ad affermarsi, anzi: Platone attacca i sofisti e la loro idea di ' areté' , e ne fa di questa affidabilità assoluta, permanente e immutabile, diviene con lui la verità eterna, modello di morale dominante, assoluto, da imporre a tutti, diventa 'il bene assoluto' da imitare. Da origine così sul piano delle concezioni dell'uomo e dei modelli di pensiero (come vedremo meglio più avanti) al punto di vista dell'unica verità immanente concreta esistente: la verità di dominio delle classi dominanti emergenti!

La contrapposizione tra lavoro manuale e intellettuale

Ciò che va maggiormente sottolineato è il fatto che, al tempo si affermò nella storia, in un modo allargato, dispiegato, un dominio nuovo rispetto ai precedenti, un dominio basato sulla divisione del lavoro intellettuale da quello manuale. Divisione, ma anche e sopratutto contrapposizione che vedeva da un lato le classi dominanti dediti alla sola funzione intellettuale, organizzare la vita materiale (e intellettuale!!) della società, e dall'altro le classi subalterne, considerate delle semplici membra del corpi, dediti passivamente ai lavori manuali.1

Solo grazie alla divisione del lavoro manuale da quello intellettuale, la specializzazione e la loro contrapposizione che si danno le condizioni enunciate in merito da Marx:

La classe che dispone dei mezzi della produzione materiale dispone con ciò in pari tempo, dei mezzi della produzione intellettuale, così che ad essa in complesso sono assoggettate le idee di colori ai quali mancano i mezzi della produzione materiale [...] Gli individui che compongono la classe dominante posseggono tra l’altro la conoscenza, e quindi pensano, in quanto dominanti come classe e determinano l’intero ambito di un’ epoca come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione di idee del loro tempo”.

Ma anche tra le classi dominante si concretizza la divisione del lavoro, cosi ché all’interno di questa classe, una parte è costruita dai pensatori della classe medesima (i suoi ideologi attivi, concettuali, i quali producono, elaborano, e riproducono la rappresentazioni, le narrazioni di questa classe dominante, e su questo mettersi al servizio, hanno fatto il loro mestiere principale).

Sono sorti i i filosofi, i pensatori, gli ideologi, i mass mediatori, che con il loro pensiero speculativo e astratto spiegato solo dalla ‘loro posizione pratica nella vita, dal loro mestiere e dalla divisione del lavoro’.

1 Non tratteremo qui in modo approfondito la cosa, ma è interessante notare come al seguito di questa divisione sociale, nascono pure i mass-media, mediatori di massa, come il teatro, la opere scritte, -la scrittura stessa amplia il potenziale comunicativo delle classi intellettuali affrancate dal lavoro, e della necessità di trasmettere la cultura dominante verso le classi subalterne. I mass media, affrancano il processo di comunicazione sociale dai vincoli che lo tenevano legato a precise condizioni storiche sociali, si astraggonodai presenti come era dell'obbligo nella comunicazione orale, si sottrae il controllo interattivo tipico delle interazioni individuali tra i presenti.